31.01.2025 – Legambiente Sicilia: la diga Trinità è l’emblema di una mancata capacità programmatoria delle risorse e dei corpi idrici. Altre dighe rischiano di chiudere per mancata manutenzione e collaudo. Necessario un deciso cambio di rotta verso politiche di sostenibilità e adattamento basate sulla salvaguardia della risorsa idrica
- data Gennaio 31, 2025
- autore ufficiostampa
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In questi giorno, dopo aver tirato un breve respiro di sollievo a causa delle piogge, la Sicilia sta vivendo un paradosso incredibile. La diga Trinità, un grande invaso a scopo irriguo in provincia di Trapani, viene svuotato per ordine del Ministero delle Infrastrutture a causa delle condizioni del fronte diga che potrebbero non essere più tali da garantirne la tenuta soprattutto in caso di sisma.
L’invaso, la cui capienza sarebbe di un massimo di 18 milioni di metri cubi, nasce nel 1959 sbarrando con una diga in terra il fiume Delia. Già da tempo il lago veniva tenuto sotto una quota mediana proprio a causa del mancato collaudo e, quasi come una strana doccia fredda, è arrivato l’ordine perentorio di svuotare tutto con un ritmo di circa 100.000 metri cubi al giorno.
La decisione, alla quale si sarebbe opposto anche il governo Schifani, tanto che lo stesso presidente si è recato a Roma nel tentativo di trovare una soluzione temporanea, ovviamente mette a grave rischio il comparto agricolo dell’area di Castelvetrano e Campobello facendo presagire una estate senza alcuna possibile fonte di approvvigionamento per le irrigazioni.
Tabella dighe Sicilia al 31 Gennaio 2025
“Quel che però salta agli occhi – dichiara Giuseppe Amato, responsabile risorse idriche di Legambiente Sicilia- è il fatto che una così importante infrastruttura pubblica, gestita direttamente dal Dipartimento Regionale Acque e rifiuti, giunga quasi senza alcun preavviso alla condizione di cessazione delle funzioni senza che in alcun modo si sia corso ai ripari e, quel che è peggio, è che scorrendo rapidamente la lista dei grandi invasi siciliani, diversi degli stessi sono nelle identiche condizioni del Trinità e potrebbero in breve sortire la stessa sorte lasciando l’agricoltura isolana, già durissimamente provata dall’incalzante cambiamento climatico e dall’aumento del costo delle materie prime, in condizioni di stallo completo”.
Le dighe siciliane hanno bisogno di manutenzione, su 47 invasi ben 26 sono fuori esercizio o in esercizio con limitazioni all’invaso o, ancora, in attesa di collaudo e, quindi, limitati. Moltissimi di questi invasi limitati sono a scopo irriguo e sarebbero quelli destinati a garantire la disponibilità della risorsa per il comparto agricolo e zootecnico, tant’è che proprio in questi anni alla Regione Siciliana sono stati assegnati dei fondi mirati proprio alla gestione delle dighe, la gran parte di questi fondi è stata, però, dirottata verso la ripresa dei lavori della diga di Pietrarossa.
“Si è colpevolmente deciso di rischiare il collasso di un intero sistema – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia– anziché intervenire per efficientare e mettere in sicurezza gli invasi esistenti, si è invece preferito puntare ad un’opera che, oltre che sommergere un importante sito archeologico, finirà per peggiorare lo stato di salute della piana di Catania diminuendo ancor di più l’apporto di solidi al sistema delle foci e delle spiagge senza alcun effettivo vantaggio per l’agrumicoltura. La sorte della Trinità è, quindi, emblema di una mancata capacità programmatoria di una politica che parlando di iniziative a contrasto del cambiamento climatico in realtà non fa che peggiorare le chances di resilienza dell’isola mediterranea”.
Legambiente, stigmatizzando queste scelte, continua a sostenere la necessità di un deciso cambio di rotta verso politiche di sostenibilità basate sulla salvaguardia della risorsa idrica, sotterranea come superficiale, sul recupero delle zone umide naturali, su un diverso approccio nei consumi sia agricoli come cittadini.
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