26.02.2022 – PrezioseXNatura. La tutela della biodiversità
- data Febbraio 26, 2022
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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La tutela della Biodiversità è uno dei temi sempre più ricorrenti all’interno dei confronti accademici e dei dibattiti politici, soprattutto in un periodo come questo in cui ci si prepara a sfruttare i fondi del PNRR che interesseranno molte istituzioni pubbliche. 42 miliardi di euro che – ci teniamo a precisare – almeno inizialmente non prevedevano quote indirizzate a questo settore, ma che per via del sentimento popolare che ha animato e anima ancora buona parte della cittadinanza italiana saranno in parte utilizzate anche da alcune regioni per realizzare progetti interessanti, che potrebbero tutelare la fauna, la flora e il territorio dell’intera penisola italiana.
In tempi come questi in cui si respira aria di così grandi cambiamenti socio economici è normale dunque osservare una certa dinamicità all’interno dell’associazioni ambientaliste, che richiedono sempre più veementemente di essere interpellate per intavolare un confronto con l’amministrazione pubblica, che serva per migliorare la tutela della nostra biodiversità. E non è un caso se lo scorso 19 febbraio, presso la sede di Legambiente Sicilia ai Cantieri culturali della Zisa, è avvenuto un convegno sull’argomento, dove si sono proposte sei possibili soluzioni, che da una parte permetterebbero di raggiungere l’obiettivo che l’Italia si è prefissata insieme al resto dell’Unione Europea – giungere ad un 30% di territorio e mare considerato protetto entro il 2030 – ma anche di migliorare lo status di tutela delle aree protette già istituite, che sempre di più sono messe a rischio per fattori antropici o per complicazioni che possiamo considerare strettamente amministrative (come è avvenuto per il Parco regionale dei Monti Sicani, istituito e cancellato ben tre volte nel corso degli ultimi dieci anni).
Uno degli argomenti sicuramente però più dibattuti dell’intero incontro è stato il problema della gestione non efficace di molte aree protette. Eccessivi doveri burocratici, poca importanza data al monitoraggio, l’assenza di una vera e propria “rete” fra ecosistemi e aree protette, che hanno difficoltà ad assumere una buona gestione ambientale del territorio senza il contributo di soggetti terzi, esperti nel campo ambientale, come le associazioni ambientaliste, ed (ancora) la complessità di rendere usufruibile ai visitatori un dato territorio e la problematicità costante del reperire fondi aumentano notevolmente le difficoltà di management sia dei progetti scientifici sia degli impegni di governance, le sfide che rendono davvero vitale un parco regionale, una ZPS come un’area marina protetta. Si è sollevato soprattutto il timore che, come avviene da fin troppo tempo, l’istituzione di nuove riserve venga vista politicamente come l’obiettivo ultimo di ciascun progetto di conservazione della Biodiversità, quando in realtà queste risultano essere solo un mezzo, un tramite, con cui iniziare i veri lavori di custodia della natura. Per migliorare la situazione bisognerebbe tra l’altro anche impiegare nuove leve (neolaureati tra biologi, naturalisti, geologi, forestali e agronomi) per supportare la tutela di una biodiversità sempre più a rischio per colpa dei cambiamenti climatici, ma come si sa l’assunzione di nuovi tecnici in campo ambientale all’interno delle riserve avviene raramente e spesso ci si ritrova ad oberare di lavoro personale che magari non ha neanche le competenze specifiche per fare prelievi o stilare una lista completa delle criticità da affrontare.
Questo convegno, che è stato inserito da Legambiente Sicilia all’interno di un programma di promozione più generale dei sistemi naturali regionali (proposta col nome PrezioseXNatura), partendo dalla necessità di aumentare la percentuale del territorio tutelato e il numero di aree marine protette per soddisfare gli obiettivi richiesti dalla Strategia Europea della Biodiversità per il 2030, ha auspicato come siano in molti (istituzioni pubbliche e private, enti gestori delle riserve e tecnici) a poter collaborare per definire e attuare un Piano per la tutela della biodiversità regionale, che porti alla concreta rinaturalizzazione del territorio e ad affrontare sfide utili per salvaguardare da qui a dieci anni ecosistemi che sinora non sono stati ancora contemplati o veramente monitorati dalle varie realtà (parchi, riserve, aree Natura 2000, ZSC, ZPS, aree marine protette) che tutelano l’ambiente.
Le proposte di Legambiente Sicilia e dei relatori che hanno partecipato attivamente al convegno sono diverse e variano dall’integrazione della normativa regionale in materia delle aree naturali all’istituzione delle 9 riserve naturali (per esempio le riserve di Lipari, Capo Passero e di Cava Randello) che erano già previste all’interno del Piano regionale del 1991 e che non hanno mai visto la luce per questioni sempre diverse. Ed ancora, sì è parlato anche della re-istituzione del Parco naturale regionale dei Monti Sicani, del rafforzamento dei Parchi nazionali e delle Aree marine protette in Sicilia come strumento utile per salvaguardare quella parte del territorio già vocata notevolmente da interessi faunistici, floristici, paesaggistici e naturali in generale e di tanto altro.
Le idee discusse durante il convegno, riassunte da Legambiente all’interno del proprio Dodecalogo per la Natura e la Biodiversità, mettono in luce tutte le possibili occasioni e opportunità che la regione Sicilia potrebbe sfruttare per rimanere all’avanguardia sia sotto un profilo conservazionistico ma anche dal punto di vista legislativo ed internazionale. Durante il convegno ci si è sforzati infatti anche di ricordare come la Sicilia rappresenti una delle aree più ricche di biodiversità a livello mondiale e che dunque sarebbe molto dannoso (a livello locale come a scala globale) trascurare questi aspetti, che prevedono un rafforzamento degli sforzi congiunti utili per salvaguardare una delle regioni più importanti del Mediterraneo.
L’Italia inoltre già è stata multata più volte da parte della Comunità Europea, per aver infranto (l’ultima volta nel 2021) molte delle richieste previste dalle regolamentazioni europee per la tutela dell’ambiente. Portare al 30% il territorio siciliano sotto protezione aiuterebbe tantissimo alla nostra nazione per non ricadere nuovamente in una infrazione dei regolamenti comunitari, ma per quanto esistano regioni in Italia che dispongono già di oltre il 30% del proprio territorio da considerarsi “protetto”, non basta istituire nuove riserve o piantare nuovi alberi per soddisfare tutte le richieste necessarie per augurare un futuro alla nostra biodiversità. Le nostre istituzioni e la nostra società devono fare molto di più affinché la nostra fauna e la flora possano essere considerate realmente stabili e completamente al sicuro.
In conclusione, visto che il declino della Biodiversità è una minaccia che non accenna a sparire, bisogna ricordare che per raggiungere gli obiettivi prefissati dal Dodecalogo o dall’agenda politica internazionale, per prima cosa bisogna compiere un primo passo politico, affinché sempre più aree non vengano sottoposte ad un’amministrazione entropica, ovvero confusa e dispersiva. L’eccessiva frammentazione degli incarichi e delle responsabilità in campo conservazionistico infatti possono portare alla destabilizzazione del territorio e alla perdita dell’intento di tutela che dovrebbe fungere da pilastro centrale in ogni intervento di gestione. La politica quindi deve recepire non solo l’importanza della tutela del territorio, ma per farlo deve soprattutto muoversi in accordo con le comunità territoriali e gli esperti, dando maggior risalto anche al monitoraggio, per salvaguardare quello che a tutto gli effetti è uno scrigno di bellezza e di potenzialità talvolta inespresse
Aurelio Sanguinetti
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