Comuni ricicloni 2009


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L’ultima edizione di Comuni Ricicloni si era conclusa con l’auspicio che all’annullamento del bando dei quattro termovalorizzatori seguissero scelte del governo regionale capaci di costruire un sistema di gestione integrata dei rifiuti conforme con le direttive europee e con la normativa vigente in Italia. Una normativa che ha la raccolta differenziata come centro di quel sistema.

Sottolineavamo che quelle eventuali scelte di rottura con un passato fatto di sottomissione agli interessi delle grandi lobby economiche avrebbero potuto favorire la crescita e il rafforzamento di una imprenditoria come quella siciliana che negli ultimi anni ha dato chiari segni di emancipazione non solo dal giogo mafioso, ma anche da una vecchia cultura assistenziale.

Da quella edizione è passato ormai più di un anno e alcune cose importanti sono avvenute: c’è stato un disperato tentativo dell’ARRA di salvare il modello inceneritorista, prima riproponendo una nuova gara che (visti i contenuti molto discutibili del bando) è andata deserta, poi aprendo una procedura negoziata con i vecchi gestori del sistema delle quattro ATI. Si è trattato di un tentativo maldestro sulla cui legittimità sono stati sollevati tali e tanti dubbi che la Giunta di Governo ha correttamente ritenuto opportuno chiudere la partita imponendo lo scioglimento dei contratti con queste ultime.

Ma si è andati oltre: è stata nominata una commissione tecnica con il mandato di modificare gli obiettivi e le strategie del vecchio Piano Rifiuti. Le conclusioni di questo lavoro ci consegnano una situazione ulteriormente modificata, dal momento che oggi si dovrà passare a un sistema di gestione dei rifiuti che sia realmente integrato e che soprattutto si allinei alle previsioni normative europee e nazionali. Ma, ovviamente, non bastano nuovi obiettivi e strategie, ci vogliono politiche e strumenti adeguati. Prendendo atto del totale fallimento degli ATO (fatte le dovute eccezioni), è cominciata ormai da molti mesi una serrata discussione sulla riforma normativa del sistema rifiuti che sembra nelle ultime settimane aver ripreso vigore.

Questa è una fase molto delicata perché se da un lato è definitivamente imploso il sistema degli ATO voluto dalla struttura commissariale dellex presidente della Regione, Totò Cuffaro, dall’altro cominciano ad essere importanti i risultati raggiunti in un numero sempre maggiore di comuni.

L’esempio più clamoroso di questa contraddizione è la città di Palermo dove l’AMIA, disastrata da anni di politiche scellerate, è stata sottoposta ad un regime di amministrazione controllata mentre partiva il progetto di raccolta differenziata.

La riforma del sistema va fatta in fretta e rappresenta il primo grande banco di prova per la nuova maggioranza che sostiene il governo Lombardo. Sarà necessario non commettere gli errori del passato e, soprattutto, pensare a una riorganizzazione del sistema finalizzata a dare un servizio efficiente ai cittadini piuttosto che una macchina clientelare alla politica.

Il primo errore che va evitato e la deresponsabilizzazione dei Comuni che ha giocato un ruolo fondamentale nel fallimento degli attuali ATO (i Comuni hanno in molti casi colto l’occasione per scaricare sugli ATO le proprie inefficienze insieme ai costi del servizio).

Per far ciò sarà necessario costruire un sistema che, possibilmente, distingua due livelli di responsabilità: quello più vicino ai cittadini costituito dall’attività di raccolta che potrebbe essere organizzato da liberi consorzi di Comuni che incassano la tassa o tariffa e rispondono dell’efficienza del servizio corrispondente (come avviene peraltro nel resto d’Italia), e quello del sistema industriale di trattamento dei rifiuti attraverso gli impianti di scala comunale e sovracomunale (CCR, discariche, impianti di selezione, centri di compostaggio, ecc…). L’ATO potrebbe tenere insieme i due livelli garantendone l’equilibrio gestionale ed economico.

Bisognerà pensare a un sistema flessibile, capace di adeguarsi alle diverse situazioni perché non tutti i territori partono da zero. Se dove si è fatto poco e male vi è l’esigenza di azzerare tutto e ripartire, bisogna al contempo evitare il rischio di cancellare le esperienze virtuose che, anche in questi anni difficili, hanno dimostrato come in Sicilia vi sia la possibilità di raggiungere risultati equiparabili a quelli delle migliori esperienze italiane. In parole povere, va evitato che con l’acqua sporca si getti via anche il bambino.

Per questa ragione ci appare molto discutibile la proposta di far coincidere i nuovi ambiti, che pure vanno decisamente ridotti, con il territorio provinciale. È, infatti, evidente che se i nuovi ambiti dovranno avere una responsabilità programmatoria e gestionale in riferimento alla organizzazione del sistema di trattamento dei rifiuti, non è affatto detto che l’ambito ottimale coincida con il perimetro amministrativo dell’ente Provincia. Se l’obiettivo da cogliere è quello dell’efficientamento della gestione dei rifiuti non si potrà che partire dalle distanze, dai tempi di percorrenza teorici e dalla dislocazione degli impianti. Solo così si potranno avere città pulite e ridurre le tariffe dei cittadini.

È, insomma, fondamentale che il lavoro fatto dalla commissione nominata dal Governo su strategie e obiettivi venga al più presto declinato fino in fondo, arrivando ad una proposta che, su basi scientifiche, individui la più economica e razionale divisione del territorio regionale in Ambiti Ottimali.

Mimmo Fontana
Presidente Legambiente Sicilia

DOSSIER COMUNI RICICLONI 2009

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