Comuni ricicloni 2006


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“… le competenze dei comuni sono state trasferite a ventisette Ambiti Territoriali Ottimali che, nella gran parte dei casi, si stanno trasformando in carrozzoni mangiasoldi. Infatti, non sono stati pensati come consorzi di comuni finalizzati a rendere più efficienti ed economici i servizi di raccolta, quanto piuttosto come sovrastrutture che vanno a gravare ulteriormente sui costi del sistema. A un anno di distanza dall’avvio della loro attività i cittadini stanno misurando gli effetti perversi di tutto ciò nelle proprie tasche”.

Riprendere queste parole contenute nell’introduzione alla pubblicazione di Comuni Ricicloni dello scorso anno è molto utile per introdurre una seria riflessione su ciò che è accaduto nell’ultimo anno.

Tranne che in rare eccezioni (e le nostre menzioni sono un riconoscimento del buon lavoro svolto in alcuni ambiti), gli ATO hanno purtroppo ampiamente confermato tutti i nostri dubbi. I risultati sono stati tanto scadenti che anche l’attuale maggioranza, che pure è la stessa che li aveva istituiti, ha disposto la loro soppressione con una norma inserita nella finanziaria 2007.

Se non fossero società molto particolari, e cioè costituite da soci pubblici (comuni), probabilmente sarebbero già fallite e forse questa prospettiva ha rappresentato lo stimolo maggiore perché venisse rimesso completamente in discussione tutto il sistema della gestione integrata dei rifiuti.

Secondo la nuova norma gli ATO dovranno diventare consorzi di comuni e dovranno essere ridotti di numero scendendo a circa la metà. Per il resto è tutto da costruire a partire dalla loro individuazione geografica.

Ed allora, alla ovvia soddisfazione vanno inevitabilmente associate nuove preoccupazioni che discendono da questa scelta. Il rischio più serio è rappresentato da un lungo periodo di transizione che può rinviare ulteriormente l’avvio di una seria politica di raccolta differenziata in Sicilia. Infatti, la norma inserita in finanziaria non fa chiarezza sui tempi e le modalità di questo passaggio.

Bisognerà stare molto attenti a non buttare via tutto delle tante esperienze che sono maturate nei vari territori perché vi sono state alcune gestioni intelligenti, volte al raggiungimento di percentuali significative di raccolta differenziata anche in tempi molto rapidi. E alcuni dei risultati raggiunti e da noi registrati in questa edizione di Comuni Ricicloni ne sono una testimonianza lampante. Ci sono comuni che hanno raddoppiato o triplicato le percentuali di raccolta approssimandosi alla soglia del 20% o addirittura superandola.

È invece mancata del tutto una forte regia capace di mettere a sistema queste esperienze con quelle meno virtuose, e questo perché esiste un vizio d’origine: si è puntato su un altro sistema, quello dell’incenerimento, non credendo possibile che anche in Sicilia si possa avviare una seria politica di gestione dei rifiuti coerente con le direttive europee. E cioè volta alla riduzione dei rifiuti ed al recupero delle materie.

I dati raccolti quest’anno ci inducono all’ottimismo perché, pur riferendoci a delle eccezioni, siamo in grado di dimostrare quanto sia falso l’assunto che in Sicilia è impossibile recuperare il ritardo registrato rispetto ai territori più avanzati in questo settore.

Abbiamo spesso sentito eccepire da chi guarda con diffidenza alla prospettiva che noi proponiamo che ci sono problemi culturali e di mancanza di filiere produttive atte a raccogliere i materiali recuperati. E questa sfiducia spesso alligna proprio tra le fila di quegli uomini a cui è affidato il compito di costruire il nuovo sistema di gestione dei rifiuti siciliani.

Entrambi gli argomenti, comunque, ci sembrano pretestuosi e in qualche modo smentiti da alcune esperienze significative. È sufficiente guardare a quella dell’ATO AG1 per smentire clamorosamente l’idea che i siciliani siano quasi geneticamente portati all’abbandono dei rifiuti per strada ed alla creazione di discariche abusive. Nel comune di Sciacca sono state distribuite da meno di un mese circa quattordicimila tessere per il conferimento dei rifiuti differenziati al Centro Comunale di Raccolta dove vengono pesati e detratti in percentuale dalla tariffa. Pur in un tempo tanto breve sono stati già oltre mille i nuclei familiari che hanno fatto uso del nuovo sistema.

La risposta dei cittadini alle sollecitazioni che vengono da scelte efficaci è quindi rapidissima, così come avviene in Veneto, Lombardia o Piemonte. E questo ci conforta sulla potenzialità che anche i nostri territori posseggono.

Per ciò che riguarda invece l’assenza di impianti per il trattamento delle materie recuperate, va chiarito che, nei contesti più avanzati, la nascita delle filiere produttive del riciclaggio non ha preceduto l’avvio della raccolta differenziata ma ne è stata, casomai, una conseguenza. Prima è nato il mercato e poi qualcuno l’ha occupato.

Come scrivevamo l’anno scorso all’avvio di questa campagna in Sicilia, se vogliamo avversare con serietà e senza pregiudizi la scelta fatta dalla struttura commissariale di fondare la gestione dei rifiuti sull’incenerimento, dobbiamo sostenere la costruzione di una alternativa possibile. Le percentuali di raccolta differenziata raggiunte in alcune realtà sono in questo senso estremamente confortanti e ci inducono all’ottimismo.

È però indispensabile che la nuova fase che si apre con la ridefinizione degli ATO siciliani si fondi proprio su questi esempi. La riduzione del numero degli enti e dei relativi sprechi, infatti, non basta da sola a risolvere il problema. È necessario che ci sia finalmente una sincera spinta verso una nuova strategia che punti con fiducia al raggiungimento di percentuali importanti in poco tempo.

Noi pensiamo che sia possibile, ma è necessario volerlo davvero.

Mimmo Fontana
Presidente Legambiente Sicilia

DOSSIER COMUNI RICICLONI 2006

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