21.05.2019 – Dossier “Impianti rifiuti Sicilia”. Legambiente: il Piano Regionale di Gestione Rifiuti non decide su prevenzione e riduzione dei rifiuti, non esclude la realizzazione di inceneritori e non tiene conto delle esigenze del territorio per il trattamento dell’umido. Nel dossier dati e numeri e le nostre proposte per traghettare la Sicilia verso la rivoluzione dell’Economia Circolare
- data Maggio 21, 2019
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
- 0
Legambiente Sicilia ha presentato oggi ai Cantieri culturali alla Zisa, Palermo il dossier “Impianti rifiuti Sicilia”, redatto ed elaborato dall’ing. Anita Astuto.
Consulta e scarica il Dossier Impianti rifiuti in Sicilia
“Questo lavoro – ha dichiarato Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – nasce dalla volontà di dare un contributo significativo al tema rifiuti proprio in un momento cruciale che vede la nostra regione uscire dall’assetto emergenziale durato decenni in vista dell’approvazione del Piano Regionale di Gestione Rifiuti, il primo in via ordinaria. Ma abbiamo il dovere di sottolineare che il Piano non contiene determinazioni in merito alla prevenzione e riduzione dei rifiuti, alla gestione dei rifiuti speciali e alle bonifiche, si presenta come un piano ponte per i prossimi tre anni, rimandando ad altra data decisioni scottanti come ad esempio la questione inceneritori, che viene per di più demandata alle Autorità d’Ambito, alla luce del nuovo sistema di governance che dovrebbe essere istituito con l’approvazione del nuovo Ddl rifiuti”.
La raccolta differenziata, su una media nazionale del 55,5% raggiunto nel 2017, vede la Regione Siciliana fanalino di coda con una media del 22%, ben al di sotto dell’obiettivo nazionale del 65% prefissato dal d.lgs. n. 152/2006 e dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296 da raggiungersi nel 2012. Tuttavia nel 2018 si è registrato un trend positivo per i primi nove mesi del 2018, come comunicato dal Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Siciliana che ci fa ben sperare.
Dai dati ISPRA (riferiti al 31.12.2017) su una produzione totale di rifiuti su scala regionale di 2.299.125 tonnellate, la quantità di rifiuti differenziati (RD) si attesta a 498.630 tonnellate, mentre sono ben 1.795.700 le tonnellate di rifiuto indifferenziato (RI) che vanno a smaltimento insieme a 4.795 tonnellate di ingombranti. Vale a dire che la RD in Sicilia nell’ anno 2017 si attestava al 22% e – di questa ridotta percentuale – il 40,6% era costituito dalla frazione organica, quasi il 10% del rifiuto totale.
Peraltro il rifiuto indifferenziato prodotto in Sicilia non può essere definito Rifiuto Urbano Residuo perché di fatto più che di “residuale” – vale a dire ciò che ancora non è differenziabile perché tecnicamente non riciclabile – è appunto “indifferenziato” – vale a dire ciò che i siciliani ancora non vogliono differenziare o che i Comuni si ostinano a raccogliere in modo indifferenziato, nonostante gli obblighi di legge.
In tema di discariche, nel Piano si prevede un ampliamento per quelle esistenti da una capacità (ad ottobre 2018) di circa 3.000.000 di metri cubi a 10.000.000 di metri cubi (senza considerare i 2.800.000 di metri cubi di una discarica che potrebbe sorgere a Centuripe) e l’individuazione nei prossimi sette anni di cinque siti alternativi. A questi dati oggettivi si aggiunge la vaghezza in merito agli impianti di recupero energetico (inceneritori), la cui ipotesi di realizzazione non viene esclusa anzi si demanda nello specifico alle AdA o chi per esse: dunque si riapre agli inceneritori e si lascia la decisione alle autorità territoriali.
“Dalle analisi effettuate – sottolinea Anita Astuto – emerge una impreparazione del territorio ad intercettare tali frazioni in un circuito virtuoso fatto di Centri Comunali di Raccolta (CCR) con annessi centri per il Riuso, di raccolte a domicilio, di convenzioni dei Comuni con i consorzi di filiera – per i rifiuti urbani, ma anche di piattaforme consortili per la gestione dei rifiuti di imballaggio provenienti da attività economiche, infine di impianti industriali con soluzioni tecnologiche innovative. Per di più, nella nuova pianificazione regionale espressa nel PRGR, ci sembra che – al di là dei titoli dati a striminziti paragrafi – ci sia poco e niente in tal senso, fatta eccezione dell’impiantistica per la frazione organica e per le discariche. Infatti, aldilà delle dichiarazioni d’intenti, costituite dalla mera citazione dei tanti obblighi di legge, nulla di concreto si mette in campo per la prevenzione e riduzione del rifiuto. La Regione Siciliana, al netto dell’accordo di programma con il CONAI, siglato a febbraio 2019, pare che abbia voluto lasciare alla buona volontà dei Comuni l’organizzazione di tutta la macchina della riduzione, riutilizzo, preparazione al riutilizzo e riciclo che invece, nell’ottica dell’economia circolare, è proprio quella che va pianificata”.
Ad esempio il dato siciliano di 3 Centri di Raccolta per RAEE ogni 100.000 abitanti è il più basso di tutto il sud Italia tanto che la raccolta pro capite di RAEE è di 2,49 Kg/ab su una media nazionale di 5 Kg/ab, ma non basta aumentare la concentrazione sul territorio come ad esempio dimostra il raffronto tra il dato di Agrigento e quello di Ragusa, da cui si evince che il dato procapite di raccolta è maggiore a Ragusa piuttosto che ad Agrigento, nonostante nella prima siano presenti solo 6 CdR e nella seconda 20.
Per quanto riguarda gli impianti per il trattamento della frazione organica la pianificazione su scala regionale richiederebbe l’impegno di analizzare, caso per caso e territorio per territorio, il fabbisogno e la relativa capacità impiantistica – attuale e in divenire – così poi da dotarsi dei soli impianti necessari, evitando di prevedere lunghi spostamenti di rifiuti e con le scelte tecnologiche più sostenibili. Vi sono, infatti, ambiti territoriali oggi totalmente sprovvisti di impianti per il trattamento della frazione organica e senza alcun impianto in previsione: per tali ambiti territoriali la Regione Siciliana nel nuovo Piano di Gestione dei Rifiuti si limita ad “augurarsi” una qualche iniziativa privata. La capacità di trattamento della frazione organica attualmente è di circa 640.000 t/a a fronte di un fabbisogno (calcolato sui dati del 2017 con una raccolta differenziata al 22%) di circa 208.000 t/a, in realtà una capacità già sufficiente anche al raggiungimento dell’obiettivo del 65% di RD per cui la produzione della frazione organica sarebbe dell’ordine delle 600.000 tonnellate annue: eppure siamo sempre in emergenza e per di più in previsione c’è un aumento della capacità di trattamento della frazione organica a 1.900.000 t/a.
“Piuttosto, dunque, che limitarsi ad una ricognizione dell’impiantistica esistente e in divenire, nel PRGR avremmo voluto vedere una pianificazione della stessa, – continua Astuto – al fine di porre le basi per il raggiungimento degli obiettivi che la Regione Siciliana dice di prefiggersi, quale ad esempio quello dell’autosufficienza di ogni ambito territoriale. Proprio la gran quantità di istanze autorizzative pendenti presso gli uffici regionali – squilibrate territorialmente – pone l’esigenza di individuare i criteri più idonei al raggiungimento degli obiettivi di economicità ed efficienza, a cui noi aggiungiamo il criterio della qualità”. Criterio della qualità che vale sia per le scelte tecnologiche da favorire – che per noi sono gli impianti per la produzione di biometano – che per l’obiettivo di raccolta differenziata che non può prescindere dall’effettiva percentuale di recupero di materia: non è possibile infatti perseguire l’obiettivo del 65% di RD se ad esso non si accompagna la qualità della raccolta che garantisce la massimizzazione della quantità dei materiali valorizzabili effettivamente recuperati in modo da ridurre la produzione di scarti da avviare in discarica.
Commenti recenti