21.04.2017 – Le storie siciliane nel dossier Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi
- data Aprile 21, 2017
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Tutelare il suolo è il primo modo di proteggere uomini, piante e animali. Ogni anno in Europa spariscono sotto il cemento mille chilometri quadrati di suolo fertile, un’estensione pari all’intera città di Roma. Per raccontare l’entità del consumo di suolo in Italia, Legambiente ha raccolto nel dossier Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi, una serie di storie di “suolo consumato”. E per la Giornata della Terra, domani 22 aprile, l’associazione si mobilita in tutta Italia per incrementare le adesioni alla petizione popolare promossa dalla rete di ong europee People4Soil.
Nel dossier vengono raccontate, per la Sicilia, due storie. La prima riguarda la distilleria Bertolino, a Partinico. Quella della Bertolino è la storia di una attività che ha pesantemente inquinato le falde, i corsi d’acqua e le vicine località balneari del golfo di Castellammare, in cui sfociano i torrenti che ne ricevono le acque di scarico, e che è stata fortemente contestata dai comitati di Partinico proprio per la sua attività inquinante. Certo è pur sempre una attività che procura lavoro a una quarantina di dipendenti, ma a quale prezzo per l’ambiente e per l’economia locale nel suo complesso? Ora dopo decenni di vertenze, la Bertolino si prepara a trasferirsi, ma lo fa nel peggiore dei modi, andando a occupare suolo vergine e coltivato. E soprattutto, più che di trasferimento, si tratta dell’apertura di un nuovo, grande impianto produttivo, l’ultimo di una lunga storia di autorizzazioni illegittime o contestate e di sequestri dell’autorità giudiziaria.
La seconda storia riguarda un lembo di area costiera classificato come Sito di Interesse Comunitario, tra Punta Religione e Marina di Modica, protetto dalla direttiva Habitat per la presenza di ambienti preziosi e vulnerabili, che ha visto ripartire le ruspe (già bloccate nel 2006) per la realizzazione di un complesso turistico di 40.000 metri quadri di superficie, di cui 3000 metri quadri di edifici. Con il recente riavvio dei lavori si levano gli allarmi e le proteste dei cittadini, soprattutto quando pervengono segnalazioni di lavori all’interno delle aree SIC. Le segnalazioni documentano infatti la movimentazione di sedimenti, il probabile danneggiamento della duna, il deposito di detriti e materiali di demolizione e di cantiere anche al di fuori del sedime delle opere previste, nonchè la presenza tra le dune e gli habitat di mezzi cingolati e camion. Tutte circostanze che avrebbero dovuto giustificare la decadenza dei decreti autorizzativi, peraltro molto discutibili, che comunque si richiamavano alla costruzione di un complesso all’interno del perimetro di una preesistente struttura turistica in legno peraltro andata a fuoco.
Le storie complete all’interno del dossier Suolo minacciato, ancora cemento oltre la crisi
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