13.04.2017 – Realizzazione di un centro turistico tra Marina di Modica e Punta Religione, all’interno di siti della Rete Natura 2000. Legambiente invoca l’intervento della Commissione Europea: a rischio Siti ed Habitat di interesse comunitario. Dopo la richiesta dell’associazione all’Europa il Ministero dell’Ambiente chiede chiarimenti a Regione Siciliana e Comune di Modica
- data Aprile 13, 2017
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Nei giorni scorsi Legambiente ha effettuato apposita segnalazione al Segretariato Generale della Commissione Europea, indirizzata per conoscenza anche alla Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare del Ministero dell’Ambiente e alla Regione Siciliana, per presunta violazione del diritto comunitario in merito alla vicenda che vede, in corso di realizzazione, il “Centro Turistico Ricettivo Itaparica” tra le località di Punta Religione e Marina di Modica, in provincia di Ragusa. L’opera, fortemente impattante, interessa in parte il Sito di Interesse Comunitario “Contrada Religione” e va ad incidere anche su almeno 5 importanti Habitat naturali elencati all’interno dell’allegato I della Direttiva 92/43/CEE.
“Le vicende che hanno portato alla realizzazione dell’intervento, hanno una lunga storia che inizia nel lontano 2003 tramite una prima formulazione progettuale dell’opera, che prevedeva circa 300 posti letto con annessi servizi quali pizzeria, bar, piscina, ristorante, spiaggia attrezzata – spiega Giorgio Cavallo, presidente del Circolo Legambiente “Melograno” – per poi subire, in un primo momento, un modesto ridimensionamento effettuato per ragioni meramente urbanistiche ma con la previsione di un sempre significativo numero di unità abitative all’interno dell’area SIC, e successivamente la traslazione di queste unità, al di fuori di essa, ma mantenendo, ancora, al suo interno, la previsione di nuova edificazione, tra l’altro in calcestruzzo; una storia caratterizzata da una serie di pareri tra loro contraddittori della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali, da un’autorizzazione rilasciata dal Comune di Modica, pur senza aver sottoposto il progetto alla procedura di valutazione di impatto ambientale né alla prevista valutazione di incidenza, dalla successiva effettuazione di queste procedure, avviate solo grazie alla forte mobilitazione di tanti cittadini, il conseguente rilascio del giudizio di compatibilità ambientale con prescrizioni e la violazione delle stesse”.
Secondo Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia “il progetto rappresenta un grave attacco al territorio e alle sue importanti valenze naturalistiche, testimoniate dalla presenza del SIC e di diversi habitat di interesse comunitario relativi agli ambienti dunali con specie pioniere ed anche prioritari, come le lagune costiere, ma rispetto al quale le varie decisioni e i diversi passaggi amministrativi sono avvenuti nel più totale silenzio da parte degli enti territoriali preposti alla vigilanza e al controllo nel migliore dei casi, nel peggiore attraverso autorizzazioni e pareri di dubbia legittimità; rimaniamo oltremodo perplessi – prosegue il presidente regionale dell’associazione – dal disinteresse sul caso manifestato dalla Regione che sollecitiamo ad esprimersi in merito ad una vicenda che non tardiamo a definire grave e di estrema priorità”.
Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente, sottolinea il fatto che “nel riporre fiducia sull’operato della Commissione Europea che non potrà non tener conto dei fatti segnalati e dettagliatamente esposti e documentati nella nostra missiva, evidenziamo come la pertinenza degli aspetti da noi rilevati siano sottolineati anche dall’istanza inviata, a seguito della nostra nota, dal Ministero dell’Ambiente alla Regione Siciliana e al Comune di Modica e con la quale le due Amministrazioni locali vengono sollecitate a riscontrare in modo dettagliato alle osservazioni formulate. L’iniziativa ministeriale – conclude Ciafani – rappresenta per noi un fatto significativo che non potrà che condurre alla messa in atto delle necessarie iniziative di verifica delle criticità in essere. Le istituzioni europee da parte loro non potranno sottrarsi al loro ruolo di garante nell’affiancare uno Stato membro nella tutela di un’area di estrema importanza, alla luce dell’inosservanza delle norme del diritto comunitario che abbiamo già evidenziato con forza”.
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