Comuni ricicloni 2005
# Campagne | COMUNI RICICLONI
In questi anni, affrontare e dibattere nella nostra regione la questione rifiuti ha significato automaticamente partecipare ad una referendum sulla termovalorizzazione o incenerimento che dir si voglia. È come se le politiche europee di settore con tutto il loro portato culturale non fossero mai esistite, come se le “emergenze rifiuti” della fine degli anni ottanta e dei primi novanta – culminate nell’approvazione di alcune leggi regionali ed infine del decreto Ronchi – non avessero innescato alcun cambiamento nelle abitudini di molti cittadini italiani. Ancora una volta, in Sicilia si è misurato uno stacco preoccupante dalla parte più sviluppata del paese.
Le responsabilità ricadono su molti soggetti, ma in primo luogo sui comuni e sulla struttura commissariale: i primi non hanno mai considerato seriamente le conseguenze di una inefficiente gestione dei rifiuti in quanto i costi dello smaltimento in discarica sono generalmente rimasti molto bassi, la seconda non ha mai avviato politiche a sostegno di un vera “gestione integrata dei rifiuti”.
Siamo convinti che i commissariamenti siano generalmente dannosi perché rappresentano una sconfitta della politica e, in quanto tali, innescano processi di deresponsabilizzazione. Ma in alcune regioni, tra cui la Sicilia, si è arrivati al paradosso di far diventare ordinaria la gestione dell’emergenza, con conseguenze tutt’altro che positive.
Si può considerare emergenziale una gestione che si protrae senza soluzione di continuità da oltre sei anni? Le scelte fatte dai vari commissari non potevano altrimenti essere compiute nell’ambito di una gestione ordinaria? Ed infine, quali risultati sono stati ottenuti?
Sono state chiuse alcune discariche e, da ultimo, sono state finanziate le opere infrastrutturali necessarie per avviare la raccolta differenziata. Ma soprattutto è stata sottoscritta la convenzione che affida al “sistema industriale della termovalorizzazione” la quasi totalità dei rifiuti prodotti in Sicilia. Con buona pace delle direttive europee e della politica delle quattro R.
La normativa nazionale che imponeva il raggiungimento del 35% di raccolta differenziata al 2003 (decreto Ronchi) è del 1997, dal 1999 in Sicilia viene prorogato lo stato d’emergenza, l’attuale percentuale è inferiore al 5%. L’accostamento di questi dati chiarisce, al di là di ogni polemica, come sia necessario invertire completamente la rotta.
Sei anni sono un tempo più che sufficiente non solo per avviare una “gestione integrata dei rifiuti”, ma anche per ottenere risultati significativi in termini di raccolta differenziata e riuso delle materie. Eppure non è andata così.
Oggi le competenze dei comuni sono state trasferite a ventisette Ambiti Territoriali Ottimali che, nella gran parte dei casi, si stanno trasformando in carrozzoni mangiasoldi. Infatti, non sono stati pensati come consorzi di comuni finalizzati a rendere più efficienti ed economici i servizi di raccolta, quanto piuttosto come sovrastrutture che vanno a gravare ulteriormente sui costi del sistema. A un anno di distanza dall’avvio della loro attività i cittadini stanno misurando gli effetti perversi di tutto ciò nelle proprie tasche.
Anche questa scelta va rivista in profondità ma, nonostante ciò, è necessario sostenere l’attività degli ATO perché questi hanno la responsabilità della raccolta differenziata. E con questa prima edizione di Comuni Ricicloni in Sicilia, Legambiente vuole proprio avviare una concreta azione di supporto agli ATO.
Questa nostra campagna può diventare un importante momento di confronto tra gli operatori ma anche di sensibilizzazione per i cittadini, un monitoraggio annuale che consenta di riflettere sull’efficacia delle scelte compiute a partire dai dati che descrivono in modo inoppugnabile il fallimento delle politiche emergenziali.
È necessario che gli ATO prendano coscienza del proprio ruolo e che si inneschi una competizione virtuosa avente come obiettivo non più la percentuale minima prevista dal piano regionale dei rifiuti (il 35% che la Ronchi imponeva nel 2003 spostato in avanti fino al 2008) quanto piuttosto la costruzione di una gestione dei rifiuti fondata sulla raccolta differenziata.
Questa scelta, comunque necessaria per recuperare coerenza con le direttive europee alle quali dobbiamo adeguarci, è indispensabile per non rendere troppo oneroso per i cittadini il passaggio dalla tassa alla tariffa. Solo il superamento di una soglia significativa di raccolta differenziata, infatti, garantisce l’economicità dell’intero sistema di gestione.
Per far questo bisogna sfruttare le più importanti esperienze che in questi anni sono maturate in Italia e che, proprio grazie a Comuni Ricicloni, siamo riusciti a monitorare e sostenere.
Se avversiamo con serietà e senza pregiudizi la scelta della struttura commissariale di fondare la gestione dei rifiuti in Sicilia sul sistema della termovalorizzazione, dobbiamo contestualmente lavorare per costruire una alternativa capace di confutare l’assunto secondo il quale in Sicilia non sia possibile raggiungere le percentuali di raccolta differenziata di altre aree del paese.
Proprio Comuni Ricicloni ci restituisce ogni anno una realtà molto diversa da quella raccontata strumentalmente dall’attuale ministro dell’Ambiente che non perde occasione per definire fallimentari gli effetti della Ronchi. Una realtà secondo la quale anche nel meridione d’Italia esistono comuni che riescono a raggiungere altissime percentuali di raccolta differenziata e, di conseguenza, ad abbassare le tariffe.
Anche i siciliani hanno il diritto di sentirsi cittadini europei e di trasformare la gestione dei rifiuti in una occasione di sviluppo economico ma anche di emancipazione sociale. Le infiltrazioni mafiose in questo settore, infatti, se combattute esclusivamente con operazioni di polizia sono inefficaci. È necessario passare dallo smaltimento in qualsiasi forma (la differenza tra discarica ed inceneritore rispetto a questo tema è meno significativa di quanto si pensi) al riuso dei materiali. Passare cioè da un sistema economico concentrato ed a più basso contenuto tecnologico, e quindi più facilmente gestibile dalle organizzazioni criminali, ad un sistema economico diffuso e con un alto contenuto di tecnologie.
Noi crediamo che tutto ciò sia possibile!
Mimmo Fontana Presidente Legambiente Sicilia
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