08.06.2013 – Basta con stabilimenti, ristoranti e locali notturni entro la fascia di inedificabilità a tutela delle coste siciliane. Legambiente Sicilia chiede la revoca delle concessioni rilasciate per Isola delle Correnti e Calarossa di Terrasini
- data Giugno 08, 2013
- autore ufficiostampa
- In Ambiente
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In vista dell’iniziativa di domani 9 giugno a Marzamemi dal titolo “Spiagge libere e mare di tutti: una battagli di legalità” e dinnanzi all’assalto che le coste siciliane stanno subendo ad opera di strutture balneari di ogni tipo, Legambiente Sicilia chiede con forza all’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente due atti concreti anche dal grande valore simbolico: la revoca della concessione allo stabilimento Greco dentro la Riserva Naturale di Isola delle Correnti e di quella relativa all’Iclub della Dueggi di Terrasini all’interno del Sito di Importanza Comunitaria di Calarossa.
“Quello che sta accadendo in Sicilia è scandaloso con la progressiva deresponsabilizzazione e acquiescenza di chi deve autorizzare e controllare – denuncia Angelo Dimarca Responsabile Regionale Conservazione Natura di Legambiente Sicilia – La vicenda di Isola delle Correnti è abnorme, stiamo parlando di una delle aree a maggiore grado di protezione della Sicilia e lo stabilimento in costruzione è vietato dalle norme di tutela della riserva e da quelle del piano paesaggistico di Siracusa. A Cala Rossa stiamo assistendo alla materializzazione di una operazione speculativa (canoni demaniali risibili, enormi guadagni) e di sfruttamento delle coste (ristorante, piscina, locale notturno, ecc) che nulla ha a che vedere con la diretta fruizione del mare, si tratta di strutture collocate sulla scogliera del SIC esclusivamente per aumentare il valore dell’offerta commerciale”.
Legambiente Sicilia denuncia che vengono sistematicamente violate la normativa regionale e le numerose sentenze del TAR Sicilia e del Consiglio di Giustizia Amministrativa che affermano in maniera univoca due principi:
- entro la fascia di inedificabilità assoluta dei 150 metri dalla costa possono essere realizzate esclusivamente “opere per la diretta fruizione del mare” tra cui non rientrano ristoranti e locali notturni;
- gli stabilimenti balneari e le strutture per servizi di ristorazione entro tale fascia possono essere realizzati solo se specificatamente previsti dai PUDM-Piani d’Uso del Demanio Marittimo. Ma in Sicilia solo il Comune di San Vito Lo Capo ha il PDUM approvato dalla Regione e quindi molte delle opere in corso di realizzazione sono o in parte abusive o autorizzate in modo illegittimo.
Legambiente chiede all’Assessore Regionale al Territorio e Ambiente sei provvedimenti urgenti per riprendere in mano una situazione che sta sfuggendo ad ogni capacità di governo:
- istituire una classificazione a livello regionale delle spiagge e dei litorali, stabilendo criteri diversi per orientare la pianificazione comunale e la gestione in funzione delle diverse caratteristiche ambientali, paesaggistiche, naturalistiche e di antropizzazione delle coste;
- modificare le Linee guida del 2011 per la redazione dei Piani d’Uso del Demanio Marittimo che sono pessime, non contengono parametri di sostenibilità ambientale né standard sui servizi da erogare, si applicano indifferentemenhte a coste di grande valore naturalistico e ad aree fortemente antropizzate;
- l’aumento significativo dei canoni di concessione demaniale. Oggi le cifre che si pagano sono irrisorie e molte di queste strutture balneari (ed in particolare i chioschi trasformati in ristoranti e locali notturni) fanno concorrenza sleale alle altre attività turistiche e di ristorazione. I canoni demaniali per tali attività dovrebbero essere identici ai costi per l’occupazione di suolo pubblico. Nelle località turistiche più rinomate sono proprie le associazioni dei commercianti a fare la lotta contro la trasformazione dei chioschetti balneari in ristoranti e locali di intrattenimento;
- un atto di indirizzo per vietare la realizzazione di qualunque area attrezzata per fini balneari e di chioschi nelle riserve naturali, nei siti natura 2000 e nelle aree di livello 3 di tutela dei piani paesaggistici, e la modifica della legge regionale 15/2005 al fine di non consentire in alcun modo ristoranti e stabilimenti entro la fascia di inedificabilità dei 150 metri dal mare;
- la standardizzazione delle procedure autorizzatorie prevedendo che la concessione demaniale sia l’ultimo atto dopo l’avvenuta acquisizione dei pareri favorevoli in materia ambientale, paesaggistica, urbanistica, edilizia e sanitaria, mentre oggi avviene anche il contrario;
- il divieto di realizzare sulle spiagge strutture che comportano la produzione di reflui, mentre oggi incredibilmente la Regione autorizza sulle spiagge addirittura la collocazione di vasche imhoff interrate nella sabbia.
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