13.03.2021 – Il via libera dal Parlamento nazionale per il commissariamento e, di conseguenza, il completamento della Diga di Pietrarossa, non è affatto una buona notizia. Chiediamo al ministro Giovannini di bloccare questo progetto
- data Marzo 13, 2021
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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La Diga di Pietrarossa è una delle vertenze più annose portate avanti da Legambiente Sicilia. Da anni la denunciamo come opera abusiva che ha comportato uno spreco enorme di denaro pubblico (e che promette di sprecarne): 60 milioni di euro dei 66 stanziati per opere idrauliche in Sicilia. Con questi soldi si potevano sistemare le dighe attuali, togliere l’interramento, aumentare la capacità d’invaso e non fare questa opera inutile, che mette a rischio testimonianze archeologiche importanti e la cui utilità nessuno si è premurato di dimostrare con un’analisi costi-benefici considerati sia i danni ambientali che si produrranno che le enormi quantità d’acqua che ogni anno in Sicilia si “sprecano” per produzioni agricole spesso destinate al macero. Sovrapproduzioni che in un sistema perverso garantiscono lauti guadagni grazie ai contributi alla produzione, ma che contestualmente provocano uno spropositato consumo di risorsa idrica; un esempio per tutti sia l’invaso di Lentini da cui ogni anno evapora un volume d’acqua dello stesso ordine di grandezza di quello che la diga di Pietrarossa dovrebbe contenere. E ci chiediamo se non avrebbe avuto più senso – anziché basarsi su uno schema idrico pensato negli anni ‘60 – studiare un uso più razionale delle risorse idriche esistenti, effettuando piuttosto interventi mirati a un uso efficiente, evitando sprechi e implementando il recupero e il riutilizzo delle acque, oltre che favorendo altri tipi di colture. A questo si aggiungono gli affari della criminalità organizzata. Su quel territorio, la mafia c’è ed è sempre stata piuttosto forte. Ad esempio, quella di Caltagirone è stabilmente inserita in Cosa Nostra, parte importante dell’assetto mafioso della Sicilia orientale e buon punto di riferimento per la Cupola palermitana e corleonese, per le opere pubbliche, estorsioni e legami con la politica.
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