11.07.2020 – Presentate le prime osservazioni al nuovo Piano regionale Amianto. Dati sconfortanti e incompleti, obiettivi generici e impegni incerti. Legambiente Sicilia: “Ai ritmi di questi ultimi anni ci vorranno 50 anni e non 5 per rimuovere e bonificare il milione di metri cubi di materiali contenti amianto presente nell’isola”
- data Luglio 11, 2020
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Il tanto atteso Piano Regionale Amianto, che contiene tante buone intenzioni, rischia di essere del tutto inefficace, come del resto gli altri Piani di gestione dei rifiuti, mancando del tutto di quella concretezza e praticità che avrebbe potuto risolvere o quantomeno superare le attuali criticità.
I dati sull’attività di rimozione e bonifica, così come quelli sul censimento degli MCA presenti in Sicilia, oltre ad essere sconfortanti, solo 22.000 tonnellate di materiali contenenti amianto (MCA) rimossi e circa 22.000 segnalazioni, sono del tutto insufficienti (fanno riferimento solo al 2015-2016 e 2017, mentre mancano quelli comunicati dal 1993 in poi) per una seria valutazione dell’efficacia degli interventi individuati nel piano.
Ma, soprattutto, il Piano non definisce quanto tempo, quante risorse umane, strumentali ed economiche servano per raggiungere gli obiettivi generici che si sono prefissati.
Così come rimane vago – e a volte anche in contrasto con altri documenti regionali riguardanti lo smaltimento dell’amianto – sulle previsioni impiantistiche.
La mancanza di pianificazione diventa grave alla luce della stima – seppur approssimativa fatta dal DPCA – di oltre 1 milione di mc di MCA presenti sul territorio regionale e della proiezione – questa del tutto inverosimile – di smaltire entro 5 anni una simile quantità, considerato che procedendo agli attuali ritmi di smaltimento e bonifica, di anni ce ne vorranno 50.
“Ci sembra alquanto evanescente – dichiara Tommaso Castronovo, coordinatore Liberi dall’Amianto – puntare prioritariamente alla realizzazione di impianti di trattamento e trasformazione degli MCA, non essendo ancora state mai implementate a livello nazionale impianti su scala industriale ma solo (e in pochi casi) solo su scala pilota. Mentre, visti i notevoli ritardi accumulati a livello regionale, bisognerebbe concentrarsi su siti idonei specifici per l’amianto (discariche dedicate), possibilmente su scala provinciale, che sono più veloci da realizzare e al momento più efficaci delle alternative, ma soprattutto perché abbatterebbero da subito i costi dello smaltimento per pubblico e privati. Così come riteniamo, come più volte sollecitato nell’ambito della nostra campagna “Liberi dall’amianto”, necessaria e urgente attuare immediatamente “Le linee guide regionali per la regolamentazione di procedure semplificate per la raccolta e smaltimento di piccole quantità di MCA, al fine di ridurre i costi di gestione e conferimento della discarica e contrastare anche in questo modo i frequenti abbandoni di rifiuti di questa tipologia di materiali. Infine, non possiamo che registrare amarezza e irritazione sul fatto che – dei 42 milioni di euro disponibili dal 2014 per i diversi interventi già previsti – siano stati forse utilizzati 200 mila euro, il che conferma, al di là dei roboanti propositi della classa politica, che la tutela della salute pubblica e dell’ambiente non è stata e non è una priorità per il governo regionale di questi ultimi 28 anni”.
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