22.11.2024 – Forum QualEnergia? Sicilia. Contrastare l’emergenza climatica con rinnovabili, efficienza energetica, reti e accumuli, mobilità sostenibile e innovazione tecnologica
- data Novembre 22, 2024
- autore UFFICIO STAMPA
- In COMUNICATI STAMPA
- 0
Allo spazio Mediterraneo ai Cantieri Culturali alla Zisa, a Palermo, si è tenuto il Forum QualEnergia? Sicilia. Nel corso dei lavori, si è parlato dell’evoluzione della transizione energetica in Sicilia che, nonostante i venti di restaurazione dell’economia delle fossili, avanza, per fortuna, inevitabilmente. Il Forum, da quattro anni, è anche l’evento di apertura di Sicilia Carbon Free, il progetto di Legambiente che ha l’obiettivo di favorire la decarbonizzazione della Sicilia al 2040.
“Sebbene sia evidente che l’emergenza climatica rappresenti la priorità, – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – non percepiamo la stessa consapevolezza istituzionale e politica, né nel paese né in questa regione, riguardo all’urgenza di adottare tutte le misure necessarie per contrastare l’emergenza climatica. Anzi, si va nella direzione opposta. Si privilegiano e si favoriscono vecchie e nuove prospezioni per la ricerca di gas e petrolio. Mentre occorre favorire: rinnovabili, efficienza energetica, reti e accumuli, mobilità sostenibile e innovazione tecnologica. In Sicilia entro il 2030 dovremmo installare 10,483 GW di nuova potenza rinnovabile e il doppio entro il 2035, secondo gli obiettivi dell’accordo di Parigi. Per questo sarà fondamentale per la nostra regione individuare le aree idonee, senza relegarle esclusivamente a quelle marginali o degradate, e, quindi, senza limitare lo sviluppo delle rinnovabili”.
“Per la definizione delle aree, la Regione siciliana – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non commetta i gravi errori che sta compiendo la Sardegna che vieterà la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili su tutto il territorio. Si definiscano le norme per far realizzare fotovoltaico ed eolico nel migliore dei modi, ma lo si permetta senza ricorrere a soluzioni restrittive, ideologiche e populiste. Il futuro occupazionale dei giovani e delle giovani siciliani dipende anche dalle prossime scelte del governo regionale”.
Nel corso della prima sessione si è affrontato il tema su Rinnovabili e agricoltura, ponendosi la domanda se si tratti di conflitto o opportunità.
Da maggio la Sicilia è in stato di severità idrica alta, cioè la risorsa idrica non è sufficiente ad evitare danni anche irreversibili al sistema. Una siccità prolungata che uno studio del World Weather Attribution, dell’Imperial College di Londra, ha attribuito al riscaldamento globale indotto dall’uomo e che ha ridotto al lumicino la capacità idrica degli invasi, ha messo in ginocchio decine di aziende agricole e zootecniche e centinaia di comuni che si trovano a far i conti con turnazioni nell’erogazione idrica di 10-15 giorni. Le energie rinnovabili non sono una minaccia, ma alleate di un comparto – quello agricolo – che solo in Sicilia in un 2024 non ancora concluso, conta quasi 3 mld di euro di perdite per mancata produzione.
Nella seconda sessione è stato affrontato il tema riguardante i poli industriali siciliani che si trovano ad un bivio e cioè desertificazione oppure giusta transizione.
“È innegabile – dichiara Anita Astuto, responsabile Energia e Clima di Legambiente Sicilia – che le fonti fossili siano ancora estremamente centrali in Sicilia, per la produzione di elettricità, nell’industria degli idrocarburi e come luogo di transito delle importazioni di gas. Per questo è necessario costruire un’alternativa occupazionale in nome della Giusta Transizione, se vogliamo evitare la desertificazione industriale e sociale oltre a quella climatica; e lo si può fare ad esempio a partire dalla filiera dell’eolico offshore che avvii la riconversione delle aree portuali e che in una catena virtuosa può portare con sé altre filiere come quella della gestione del fine vita di impianti di energia rinnovabile”.
Infine, nella terza ed ultima sessione l’annoso dubbio: la diffusione delle rinnovabili è incompatibile con il paesaggio e la biodiversità?
Insieme a qualificati relatori si è discusso a partire dal termine paesaggio che ha diversi significati. Non è solo ciò che si vede, ma un insieme di relazioni e di funzioni che esprimono il valore di un territorio. Saperlo leggere dunque, permette non solo di conoscere le trasformazioni storiche, ma fornisce informazioni sulle prospettive future di un territorio. È per questo che il criterio dell’invisibilità nel trattare il rapporto tra le rinnovabili e il paesaggio – sia esso naturale o antropico – non è risolutivo. Ma è certamente un’occasione per trasformare la transizione energetica in transizione ecologica. Infatti, se si è consapevoli della sfida che abbiamo di fronte in termini di obiettivi climatici da raggiungere, della diffusione che dovranno avere le rinnovabili per soppiantare un sistema che brucia combustibili fossili, va rovesciato il paradigma che oggi vede l’inserimento di un impianto FER solo come una inevitabile “trasformazione in peggio”. L’identificazione delle aree idonee, pertanto non può limitarsi alle sole aree prive di vincoli, ma deve estendersi anche a quelle dove è possibile e più facile trarre beneficio, sia locale, regionale o nazionale, dalla presenza degli impianti. Va superato il punto di vista squisitamente tecnico per dare spazio alla sperimentazione di una dimensione progettuale nuova, che contempli i servizi ecosistemici, le comunità che in quei territori vivono, e una progettazione paesaggistica all’altezza del luogo che si intende trasformare.
Commenti recenti