13.05.2024 – Legambiente presenta le sue osservazioni sull’aggiornamento del Piano regionale di Gestione dei rifiuti urbani in Sicilia. Si continua a dare priorità alle discariche e agli inceneritori anziché favorire la riduzione e la prevenzione della produzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio per limitare l’impatto sull’ambiente
- data Maggio 13, 2024
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Dopo aver partecipato alla fase di scoping del Rapporto preliminare ambientale e aver presentato le proprie osservazioni, Legambiente Sicilia ha partecipato alla fase di procedura della valutazione ambientale strategica per l’aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti urbani presentando 7 principali rilievi al piano.
“Purtroppo – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – le nostre preoccupazioni che l’aggiornamento del piano potesse rispondere a logiche diverse rispetto ai principi e agli obiettivi dell’economia circolare, della decarbonizzazione e della riduzione delle emissioni climalteranti sono state confermate dopo aver letto e analizzato il documento.
Si continua, infatti, a ribaltare l’ordine di priorità previsto dalla gerarchia di gestione dei rifiuti, privilegiando oggi e nei prossimi anni le operazioni di smaltimento in discarica e, in futuro, lo smaltimento in inceneritori di rifiuti potenzialmente riciclabili anziché favorire la riduzione e la prevenzione della produzione dei rifiuti, il riutilizzo e il riciclaggio al fine di ridurre l’impatto sull’ambiente.
Nel piano sono previsti sia ampliamenti delle discariche per oltre 9 milioni di metri cubi, sia la costruzione di due impianti di incenerimento per lo smaltimento di oltre 600 mila tonnellate di rifiuti che ingesseranno per i prossimi decenni i sistemi di gestione della raccolta differenziata e aggraveranno i costi di smaltimento dei rifiuti con evidenti riflessi sulla tariffa dei rifiuti.
Ricordiamo che per la realizzazione degli inceneritori saranno utilizzati oltre 800 milioni di euro del fondo di sviluppo e coesione i quali erano destinati ad interventi più utili e necessari, come la sanità, l’istruzione e altre infrastrutture per la mobilità.
I conti, comunque, non tornano, come rileviamo puntualmente nelle nostre osservazioni. Si sovrastima la produzione di scarti dalla raccolta differenziata, a dispetto degli obiettivi di riciclo previsti entro il 2030 e il 2035, con la inevitabile riduzione della produzione dei rifiuti a fronte della diminuzione della popolazione siciliana nei prossimi anni, per giustificare la capacità di trattamento dei due inceneritori, i quali altrimenti sarebbero del tutto inutili. Qui prodest?
Ribadiamo che sono altri gli interventi sui quali bisogna prontamente intervenire per superare le criticità gestionali e infrastrutturali del ciclo integrato dei rifiuti al fine di migliorare la riduzione della produzione dei rifiuti e valorizzarne il riuso e il riciclo per rendere concreta la transizione verso l’economia circolare.
A partire dalla abolizione della 3 del 2013 e degli ARO, oggi arrivati a più di 280 stazioni appaltanti con evidenti diseconomie di scala ed inefficienze gestionali, e dalla riduzione del numero delle SRR secondo i criteri previsti dalle dlg 152/2006 trasformandoli in consorzi di comuni come nel resto del paese.
Quindi, è necessario rafforzare e migliorare i servizi di raccolta differenziata domiciliare nelle nostre città, soprattutto a Palermo e Catania, che sono i principali responsabili della crisi delle discariche. Questo potrebbe essere realizzato implementando i servizi con centri comunali di raccolta, centri per il riuso e la preparazione, e centri per il riutilizzo, al fine di aumentare soprattutto la raccolta di frazioni merceologiche come i RAEE, il legno e i tessili, caratterizzati da un basso tasso di recupero, e attraverso l’adozione di una tariffazione puntuale.
Infine, è importante sostenere e incentivare la realizzazione di impianti industriali dedicati alla raccolta differenziata e al riciclo, come quelli di biodigestione anaerobica e per il trattamento e la valorizzazione di altre frazioni, come il legno, i RAEE e i tessili, per i quali gli impianti attuali sono del tutto assenti o insufficienti”.
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