05.03.2024 – Scacco Matto alle rinnovabili. In Italia registrati appena 5.677 MW totali di nuove installazioni. Legambiente: crescita troppo lenta che mettono a rischio gli obiettivi climatici al 203o. In Sicilia solo 571 MW di nuova potenza installata nel 2023. Per raggiungere gli obiettivi di burden sharing al 2030 occorre triplicare la potenza installata e mantenerla fino al 2030. I casi simbolo in Sicilia dei blocchi agli impianti da FER
- data Marzo 05, 2024
- autore ufficiostampa
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In Italia strada tutta in salita per i grandi impianti a fonti rinnovabili “schiacciati” da ritardi, lungaggini autorizzative, conteziosi e da una normativa troppo vecchia e inadeguata ferma al 2010. A fare il punto è Legambiente con il report “Scacco Matto alle rinnovabili 2024” – con dati al 2023 e l’aggiornamento della mappa dei casi simbolo dei blocchi agli impianti.
In Sicilia, a fine 2023 la potenza installata da fonti rinnovabili è stata di 4,7 GW, di cui il 4,4 GW fra fotovoltaico ed eolico. L’88% di impianti fotovoltaici ha una classe di potenza inferiore ai 12 kW, e il 99% è sotto 1 MW, vale a dire che su 100.770 impianti installati sono 140 quelli di taglia superiore ad 1 MW, dei quali solo 5 superano la classe di potenza di 10 MW.
La regione Siciliana, nel solo 2023, ha autorizzato complessivamente tra eolico e fotovoltaico oltre 3 GW. Particolarmente significativo è il dato relativo al fotovoltaico: più della metà dei progetti fotovoltaici a livello nazionale è stata autorizzata nella nostra regione, nella quale, tra il 2019 e il 2023, è stato autorizzato il 25% circa dei progetti presentati.
Se dovesse essere confermata la previsione del nuovo burden sharing – la ripartizione regionale della quota di energia prodotta con fonti rinnovabili, in vista degli obiettivi europei – contenuta nel decreto aree idonee che assegna alla Sicilia l’obiettivo al 2030 di 10,38 GW di nuova potenza installata, questo significherà dover installare ogni anno più del 10% di tutte le rinnovabili del Paese.
Tuttavia, nel 2023 in Sicilia sono stati installati solamente 571 MW di impianti da fonti rinnovabili, di cui 422 MW di fotovoltaico e 149 di eolico. Pertanto, per raggiungere gli obiettivi climatici assegnati dal burden sharing (10,8 GW al 2030), già a partire dal 2024 dovrà essere installato il triplo della potenza installata nel 2023, proseguendo con la stessa capacità per i prossimi 7 anni.
È necessario, quindi, tradurre velocemente in nuovi impianti in esercizio le autorizzazioni che sono state rilasciate, e per far ciò occorre un’azione di monitoraggio dell’amministrazione regionale, limitando al massimo la possibilità di proroga delle autorizzazioni, così che si riduca il divario fra potenza autorizzata e messa in esercizio.
Una buona notizia è il recente protocollo firmato tra Regione Siciliana e Terna, finalizzato a monitorare le richieste di connessione alla rete di impianti rinnovabili attraverso la condivisione di informazioni e dati e a promuovere qualsiasi forma di confronto e di progettazione partecipata con le amministrazioni locali, con gli stakeholder e con la popolazione in modo da condividere le scelte localizzative degli interventi strutturali e velocizzare i tempi di realizzazione delle opere, garantendo allo stesso tempo una rete elettrica ancora più efficiente e sostenibile e valorizzando il patrimonio ambientale e culturale.
Ma non mancano gli ostacoli burocratici e sociali che rallentano la diffusione delle rinnovabili nella nostra regione, in alcuni casi come citiamo nel rapporto, frutto di fake news che alimentano la sindrome Nimby (Not in my backyard) e Nimto (Not in My Term of office).
Basti pensare che, a fine 2023, la superficie agricola utilizzabile (SAU) occupata da impianti a fonti rinnovabili in Sicilia è pari a soli 1.615, ossia pari allo 0,12%. Eppure, sono sempre più frequenti gli allarmi lanciati, da più parti, circa una fantomatica invasione del paesaggio agricolo, ai quali si aggiungono le opposizioni delle organizzazioni agricole anche per una delle applicazioni più innovative e compatibile con la produzione agricola quale l’agrivoltaico.
O, ancora, citiamo il caso del Progetto Portella, un parco eolico di circa 30MW, da realizzare tra i comuni di Montevago e Santa Margherita del Belice, le cui opere di connessioni (interrate) ricadrebbero nei Comuni di Sambuca e Menfi. Quest’ultimo, ha espresso parere negativo adducendo una generica contrarietà agli impianti eolici perché il territorio comunale ha una vocazione prettamente turistica.
Inaccettabile la dicotomia tra fonti rinnovabili e vocazione turistica e agricola della Sicilia.
Gli impianti a fonti rinnovabili rappresentano uno strumento, tra i pochi che abbiamo, per contrastare la crisi climatica. A minacciare la vocazione turistica e agricola della nostra regione sono gli eventi climatici estremi e, contestualmente, la conseguente trasformazione dei paesaggi dovuta al riscaldamento globale.
Ed, ancora, sono inspiegabili alcuni veti burocratici che vengono posti alla realizzazione degli impianti di biodigestione anaerobica, che oltre a trattare e valorizzare l’organico in compost, lo trasforma in biometano contribuendo in questo modo anche alla decarbonizzazione del paese.
Potenzialmente il nostro Paese potrebbe produrre al 2030 fino a 8,5 miliardi di metri cubi di biometano, pari a circa il 12-13% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale.
Ma, in Sicilia, accade pure che il progetto presentato dalla SRR Messina Provincia per la realizzazione di un impianto di biodigestione a Mazzarà Sant’Andrea, in grado di trattare e valorizzare oltre 60.000 tonnellate annue di organico da RSU per la produzione di compost e di oltre 6,5 milioni di metri cubi di biometano annui, dopo 3 anni di istruttoria e con 3 pareri positivi della Commissione tecnica specialistica Via-Vas, si è visto annullare il decreto dell’Assessore all’Ambiente che aveva espresso nel 2022 il giudizio positivo di compatibilità ambientale.
E, mentre si fatica a far diventare la Sicilia hub delle rinnovabili, cogliendone l’enorme opportunità di sviluppo tecnologico, occupazionale e ambientale, la nostra regione rimane saldamente ancorata alle fonti fossili.
Sono 5 i progetti che riguardano centrali termoelettriche in Sicilia di revamping e di nuova realizzazione, due nuovi metanodotti, la Sealine tirrenica che collegherà la Sicilia alla Campania e quello Italia – Malta, oltre al progetto del rigassificatore di Porto Empedocle, per finire con le concessioni e progetti di coltivazione di idrocarburi, a partire dalla messa in produzione dei campi gas Argo e Cassiopea a largo di Gela e Licata.
“È paradossale che, nella nostra regione, oltre il 70% della produzione lorda di energia elettrica lorda sia generata da impianti da fonti fossili- dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia. Occorre accelerare velocemente la transizione ecologica dei nostri sistemi di produzione e consumo di energia verso modelli industriali più sostenibili ambientalmente e socialmente, anche in nome del popolo inquinato e dimenticato. In questi anni, intere comunità e territori sono stati avvelenati da produzioni industriali inquinanti, da Priolo a Gela, e oggi abbandonati ad un futuro incerto da un governo nazionale e regionale che si è dimenticato delle bonifiche e della necessità di riconvertire le aeree industriali in poli dell’innovazione ecologica”.
Per Legambiente i principali ostacoli che rallentano le rinnovabili in Italia sono una normativa troppo vecchia – le linee guida sono ferme dal 2010 – e le lungaggini autorizzative e i conteziosi portati avanti in Presidenza del Consiglio dal Ministero della cultura (MIC): ad oggi sono ben 81 i progetti in attesa di determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri (PCM), e che hanno visto pareri positivi da parte della Commissione tecnica VIA e negativi da parte del MIC. 67 i progetti in attesa del parere del Ministero della Cultura nonostante da tempo la stragrande maggioranza abbia ricevuto parere della Commissione VIA. Il più vecchio risale al 2012, quasi 12 anni per comunicare la fattibilità ad un’impresa. A questi ritardi, si sommano anche i problemi irrisolti che riguardano eolico e fotovoltaico come il tema delle aree idonee, e poi i tanti contenziosi di Comuni, Regioni e cittadini (sindromi Nimby – non nel mio giardino – e Nimto – non nel mio mandato -) che bloccano la realizzazione di grandi impianti a fonti rinnovabili.
Nota positiva arriva dal lavoro dalle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che, nel 2023, hanno lavorato su 221 procedure autorizzative, per un valore di opere di oltre 13,5 miliardi di euro e una potenza di 10,5 GW. In particolare, la Commissione VIA-VAS, ha lavorato su 33 istanze di VIA per impianti eolici, per una potenza superiore a 2 GW e un valore economico di circa 3,5 miliardi di euro. Altra buona notizia arriva anche dalla Sottocommissione VIA che, in relazione agli elettrodotti della Rete di trasmissione nazionale, ha fornito parere positivo su 51 procedimenti per un valore economico di circa 76 milioni di euro. La Commissione Tecnica PNRR-PNIEC, invece, sempre nel corso del 2023, ha adottato 115 pareri VIA per le rinnovabili, di cui 73 progetti agrivoltaici, 19 fotovoltaici, 16 eolici, 3 eolici off-shore, 3 impianti di pompaggio e 1 GW di accumulo energetico. Oltre ad evadere 18 istruttorie di scoping per progetti di eolico off-shore, che riguardano soprattutto la Regione Puglia (26% dei progetti in totale), Sicilia (17%) e la Sardegna (14%).
APPELLO AL GOVERNO E PROPOSTE: Legambiente chiede al Governo Meloni un atto di coraggio, perché le rinnovabili sono uno dei pilastri della transizione ecologica del Paese. Serve al più presto una normativa adeguata e in linea con i cambiamenti tecnologici attraverso un lavoro congiunto tra MASE, Ministero delle Imprese e del Made in Italy e MIC, e uno snellimento degli iter autorizzativi. Serve una cabina di regia a livello nazionale per identificare le aree idonee per lo sviluppo di questi progetti e coordinare la loro presentazione, cercando di evitare eccessive sovrapposizioni delle iniziative e semplificando i procedimenti autorizzativi. È, inoltre importante prevedere campagne di informazione e sensibilizzazione, non solo per limitare gli effetti delle sindromi Nimby e Nimto, ma anche per contrastare le ormai ricorrenti fake news fornendo ai territori maggiori e migliori strumenti per comprendere e valutare i progetti e collaborare al loro possibile miglioramento.
“Il Governo Meloni e il Governo Schifani – dichiara Anita Astuto, responsabile energia e clima di Legambiente – stanno dimostrando poca ambizione politica a cogliere la grande occasione di sviluppo sociale e ambientale legata alle rinnovabili. Il nostro Paese, in particolare la Sicilia, attraverso il Piano Mattei, si sta candidando a diventare l’hub del gas e non quello delle rinnovabili. Una scelta insensata su cui è indispensabile un cambio di rotta. Oggi una delle partite chiave riguarda lo sblocco di quei progetti a fonti pulite al momento fermi di cui abbi Add Galleryamo parlato nel nostro report, lo snellimento delle autorizzazioni e, ora che si è concluso l’iter delle CER, puntare su di esse risolvendo gli ultimi problemi ancora aperti per aiutare famiglie e imprese a ridurre i costi in bolletta e portare innovazione nei territori, a partire dai piccoli Comuni”.
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