11.10.2022 – C’è puzza di gas in Sicilia. A Gela (CL) la terza tappa della campagna di informazione e sensibilizzazione di Legambiente sui rischi legati alle dispersioni e agli sprechi del gas metano
- data Ottobre 11, 2022
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Terza tappa in Sicilia, a Gela (CL), per “C’è puzza di gas. Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso” la campagna di informazione e sensibilizzazione promossa da Legambiente e sviluppata con il supporto di Clean Air Task Force (CATF). L’obiettivo è da un lato far conoscere a territori, cittadini e cittadine i rischi legati alle dispersioni e agli sprechi del gas metano disperso direttamente in atmosfera, gas fossile con un effetto climalterante fino a 86 volte più potente di quello della CO2; dall’altro spingere l’Italia e l’intera Europa ad approvare norme e regolamenti ambiziosi, finalizzati a ridurre, fino ad azzerare tali emissioni.
Per info sulla campagna >>> https://changeclimatechange.it/campagne/
La Sicilia è la regione protagonista della maggior quantità di gas fossile importato dall’estero in Italia dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, in particolare con due gasdotti, dalla Libia e dall’Algeria. A preoccupare sono i nuovi progetti previsti nei prossimi 5-10 anni, come Il Melita Trans-Gas che collegherà la Regione con Malta, mettendo fortemente a rischio la possibilità che nei territori interessati e nell’intero Paese, si possa avviare una vera e propria transizione ecologica, coerentemente con gli obiettivi europei al 2030. La Sicilia è, inoltre, il territorio con uno dei più alti livelli di produzione di gas fossile e petrolio, e che possiede circa un decimo della potenza installata di energia termoelettrica in Italia (5,6 GW su 62,6 GW). A questa centralità delle fonti fossili si lega il problema delle perdite di metano: secondo una stima approssimativa di Legambiente in Sicilia potrebbero essere dispersi direttamente in atmosfera tra i 35 e i 105 milioni di metri cubi di gas ogni anno. Per delineare la direzione della politica energetica della regione dei prossimi anni, nel 2009 è stato pubblicato il Piano energetico ambientale della Regione Sicilia (PEARS), aggiornato nel 2021. Tra gli obiettivi la riconversione di tutte le centrali termoelettriche fossili entro il 2030 (fatta eccezione per quelle a gas fossile, la cui potenza installata, invece, potrebbe aumentare), attività di efficientamento energetico e revamping per gli impianti fossili già operativi e l’ipotesi che i porti siciliani possano vedere l’installazione di punti di rifornimento e stoccaggio di GNL con l’obiettivo di intercettare la domanda della mobilità navale.
Questi e molti altri gli argomenti trattati oggi nella conferenza di presentazione della campagna a Gela (CL) presso l’ingresso del Terminal del Greenstream a cui seguirà un flash mob.
Le fossili in Sicilia. La Sicilia è la sesta regione italiana per produzione di energia termoelettrica e, come in altre regioni d’Italia, il suo mix energetico si è sviluppato prevalentemente attorno alla produzione e consumi di energia elettrica derivante da gas fossile. Si pensi che, a fronte di 16,8 TWh di energia elettrica lorda prodotta nel 2021, ben 11,2 TWh, ovvero il 66,6% del totale è stata prodotta da impianti a fonti fossili e solo il 33,3% da fonti rinnovabili. La Regione è inoltre la più importante produttrice di idrocarburi a livello nazionale dopo la Basilicata: nel 2021, tra terra e mare, sono stati prodotti circa 165 milioni di smc (standard metro cubo), circa il 5% della produzione nazionale. Sovrapponendo questi dati alle perdite stimate che caratterizzano il settore, approssimativamente ogni due anni potrebbe essere sprecato l’equivalente della produzione di un anno intero. Complessivamente si contano 207 pozzi di idrocarburi collegati a 10 centrali di raccolta e trattamento, 128 produttivi e 79 inattivi, con una porzione di territorio dedicata alla ricerca e coltivazione di circa 4788 kmq. Una condizione che peggiorerà con la futura messa in funzione dei pozzi Argo e Cassiopea a largo di Gela prevista per il 2024 per i quali è stata presentata la procedura di VIA (valutazione di impatto ambientale) per procedere con l’allacciamento e la messa in funzione. Non solo. L’isola è il principale territorio di transito delle importazioni di gas fossile provenienti dal Nord Africa, con due gasdotti, il Transmed, dall’Algeria e il Greenstream, dalla Libia. Un elemento da non sottovalutare sono proprio le perdite di metano lungo l’intera filiera, dai pozzi in Nord Africa fino all’arrivo in Italia: secondo l’IEA le emissioni di metano in Algeria e in Libia, insieme, rappresentano l’1,7% delle emissioni globali, ovvero più di tre volte le emissioni italiane da tutti i settori (0,5%). Secondo uno studio di Capterio in Algeria, nel 2020, sarebbero stati bruciati in torcia ben 10,5 miliardi di metri cubi di gas, sfiatati 2,4 miliardi e dispersi 0,6 tramite emissioni fuggitive e perdite, per un totale di 13,5 miliardi di metri cubi di gas fossile sprecati a dimostrazione di come una politica efficace di riduzione delle emissioni di metano e di contrasto al cambiamento climatico debba tener conto dei luoghi in cui le fonti fossili vengono prodotte e dalle quali vengono importate.
“Continuiamo il nostro viaggio in tutta Italia di sensibilizzazione sui rischi legati alle dispersioni e agli sprechi del gas metano — spiega Adriano Della Bruna, ufficio energia di Legambiente — È tempo di agire, basta ulteriori sprechi di risorse economiche in progetti che contribuiscono a vincolare il nostro Paese all’utilizzo di gas per decenni, come in Sicilia il nuovo gasdotto da 159 km per esportare gas fossile dall’Italia verso Malta (Melita Trans-Gas), la cui realizzazione porterebbe a consolidare la centralità del gas fossile nell’isola per almeno altri quarant’anni. Servono piuttosto politiche mirate con investimenti ad hoc, spesso a costo netto zero, per recuperare tutto il gas sprecato senza dover cercare nuovi giacimenti o aumentare la produzione di quelli già in funzione e per contrastare pratiche di venting e flaring”.
“Con la scusa dell’emergenza energetica — ha aggiunto Anita Astuto, responsabile energia Legambiente Sicilia — le scelte politiche per la Sicilia vanno verso il potenziamento del suo essere punto di approdo e smistamento delle fonti fossili, dunque nella direzione opposta alla sua vocazione di hub delle energie rinnovabili del Mediterraneo, tornando indietro rispetto a tutti gli obiettivi di decarbonizzazione e facendo perdere un’occasione unica a tutti i siciliani di riconversione ad un modello energetico che avrebbe enormi ricadute positive dal punto di vista occupazionale e ambientale”.
Le otto tappe. Dopo le tappe in Sardegna, in Abruzzo e in Sicilia la campagna di Legambiente arriverà il 14 ottobre in Basilicata in Val d’Agri (PZ) nel Centro Oli COVA; a novembre in Liguria, a Porto Venere (SP) presso il Terminal GNL di Panigaglia; a dicembre in Veneto e a gennaio in Campania; e infine a febbraio in Emilia-Romagna a Minerbio (BO) presso il Centro di Stoccaggio e contro il futuro approdo della Rete Adriatica del gas.
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