07.08.2020 – Secondo appuntamento oggi in Sicilia per la Goletta dei Laghi di Legambiente. Flash Mob “Salviamo le riserve naturali gestite dalle province”. Sulle sponde del lago Soprano a Serradifalco, flash mob di Legambiente per rinnovare la forte e dura critica nei confronti della gestione delle riserve naturali da parte delle Provincia. Il dossier di Legambiente Sicilia “Le diciassette perle dimenticate”
- data Agosto 07, 2020
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
- 0
Nell’elenco delle Riserve Naturali istituite dalla Regione Siciliana, 17 aree di fondamentale importanza per la conservazione della natura siciliana sono affidate alla gestione delle Province regionali, oggi trasformate da una riforma partita male e condotta peggio in una sorta di duplice fantasma: le tre province di Palermo, Catania e Messina trasformate in “Città metropolitane”, con l’assurda pretesa che luoghi come la piccola Ustica o le splendide Eolie possano avere in qualche modo a che fare con le problematiche tipiche delle città di più di centomila abitanti; le altre sei province, invece, trasformate in “Liberi Consorzi Comunali” e oramai guidate dall’estate del 2013 da commissari regionali.
Una di queste è il lago Soprano, uno dei sei laghi naturali siciliani, privo di qualunque gestione, di fatto abbandonato, esposto ad ogni minaccia e in balia dell’enorme e incontrollato impatto dato dalla vicinanza del paese.
“Con la campagna Goletta dei Laghi vogliamo porre l’attenzione sugli specchi d’acqua siciliani, tutti accumunati da un triste destino: l’essere una grande occasione persa per il futuro dell’Isola – dichiara il Presidente di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna -. Visti solo come serbatoi per raccogliere l’acqua da utilizzare per gli usi civici o per l’agricoltura, non vengono vissuti per le straordinarie potenzialità naturalistiche e ambientali che hanno; anzi li trattiamo così male che, in generale, almeno 3 su 4, sono in pessime condizione di salute (dati Arpa). Il flash mob di oggi al lago Soprano, risultato “fortemente inquinato”, è stata l’occasione per rinnovare la nostra forte e dura critica nei confronti della gestione delle riserve naturali da parte delle Province”.
Il dossier di Legambiente Sicilia “Le diciassette perle dimenticate”
LE RISERVE NATURALI AFFIDATE ALLE EX PROVINCE
CL | Lago Soprano di Serradifalco |
Geologica di Contrada Scaleri | |
CT | Oasi del Simeto |
Fiume Fiumefreddo | |
EN | Lago di Pergusa |
ME | Montagne delle Felci e dei Porri (Salina) |
Laghetti di Marinello | |
Laguna di Capo Peloro | |
PA | Bagni di Cefalà Diana e Chiarastella |
Serre di Ciminna | |
Isola di Ustica | |
RG | Pino d’Aleppo |
Macchia Foresta del Fiume Irminio | |
SR | Fiume Ciane e Saline di Siracusa |
TP | Isole dello Stagnone di Marsala |
Foce del Fiume Belice e Dune limitrofe | |
Bosco di Alcamo |
Nell’elenco delle Riserve Naturali istituite dalla Regione Siciliana, 17 aree di fondamentale importanza per la conservazione della natura siciliana sono affidate alla gestione delle Province regionali, oggi trasformate da una riforma partita male e condotta peggio in una sorta di duplice fantasma: le tre province di Palermo, Catania e Messina trasformate in “Città metropolitane”, con l’assurda pretesa che luoghi come la piccola Ustica o le splendide Eolie possano avere in qualche modo a che fare con le problematiche tipiche delle città di più di centomila abitanti; le altre sei province, invece, trasformate in “Liberi Consorzi Comunali” e oramai guidate dall’estate del 2013 da commissari regionali.
Uguali i compiti, ben diversa la capacità di intervento.
Così le riserve che, già ai tempi della LR 98/1981 e della successiva 14/1988, le Associazioni ambientaliste chiedevano non venissero affidate in gestione agli Enti locali, non solo alle Province ma men che mai ai Comuni, perché troppo vicini a interessi particolari e clientelari, sono rimaste incastrate in questo infinito gioco a rimpiattino della politica regionale.
Ai bisogni di gestioni celeri, capaci di intervenire con i tempi della natura, si sono contrapposti inerzia, inefficienza, mancanza di risorse, demotivazione del personale. Oggi molte di queste riserve sono tra gli esempi più eclatanti di aggressione al patrimonio naturalistico, di degrado, di inefficienze gestionali che non consentono di garantire né la conservazione dei beni naturali affidati né di promuovere lo sviluppo di attività legate alla fruizione ambientalmente sostenibile.
Pensiamo alla splendida laguna dello Stagnone di Marsala, il maggiore specchio d’acqua costiero siciliano. Di fatto l’esistenza della riserva non si percepisce né sui luoghi né nelle attività del suo gestore. Una delle aree più importanti per la migrazione degli acquatici, oggi è stata trasformata di fatto nel più esteso e frequentato campo per il Kitesurf, in assenza di specifica regolamentazione e senza alcun controllo da parte del personale addetto.
Gravissima la situazione al Simeto, dove quotidianamente si registra ogni sorta di abuso, non solo ambientale ma anche da criminalità organizzata. Li la priorità assoluta è procedere alla demolizione delle centinaia di immobili abusivi insanabili, a partire da quelli costruiti sin sulla spiaggia o nel bel mezzo delle zone umide.
Le Saline di Siracusa sono uno degli esempi più eclatanti di spreco, abbandono e danno, dove con i fondi del POR Sicilia 2000/2006 era stata ristrutturata la Casa del Sale, ora in gran parte crollata erosa dal mare per la mancata realizzazione di opere di protezione.
L’Isola di Ustica e la Laguna di Marinello, dove gran parte della rete sentieristica è stata chiusa per pericolo caduta massi, richiamano il tema del rapporto tra fruizione, dissesto idrogeologico e gestione dei PAI, che le due aree metropolitane hanno affrontato nel modo più burocratico possibile: chiudere, a prescindere poi se i divieti vengono rispettati o senza aprire una riflessione sul modo corretto di concepire e organizzare la fruizione responsabile di ambienti naturali che comporta sempre l’assunzione di una certa parte di rischio non eliminabile.
O la riserva del Pino di Aleppo, aggredita quotidianamente dalle moto fuoristrada, o la foce del fiume Belìce non scampata all’aggressione delle strutture balneari.
Incredibile e per certi versi paradossale la situazione di Pergusa, affidata alla Provincia di Enna per legge sin dal 1996, non ha mai avuto un suo direttore e personale destinato. Dove le attività dell’autodromo continuano indisturbate e contro ogni direttiva europea in materia di conservazione degli habitat naturali e di valutazione di incidenza delle attività. O dove il Centro di Educazione Ambientale nella bella Villa Zagaria è chiuso al pubblico dal 2013.
Nel centro Sicilia l’assurda situazione del Lago Soprano di Serradifalco, privo di qualunque gestione, di fatto abbandonato, esposto ad ogni minaccia e in balia dell’enorme e incontrollato impatto dato dalla vicinanza del paese.
Al di là di ogni particolare situazione quel che accomuna le 17 riserve naturali è di certo l’evidente inefficienza del soggetto “Provincia” e l’esaurimento di ogni capacità gestionale dei nuovi soggetti subentrati e rimasti in una sorta di limbo giuridico-amministrativo.
Occorre rivedere urgentemente queste gestioni in una logica di sistema unitario e coordinato delle riserve naturali, ma nell’immediato è necessario che la Regione intervenga urgentemente su alcune emergenze che minacciano l’integrità delle aree protette interessate, dal selvaggio kitesurf dello Stagnone all’abusivismo del Simeto, dalla riconversione dell’autodromo di Pergusa alla realizzazione di interventi di protezione urgente per il Lago Soprano.
Commenti recenti