13.12.2019 – Proroga delle concessioni demaniali sino al 2033. Legambiente Sicilia fa ricorso al Consiglio dei Ministri e alla Commissione Europea: “Nessuna verifica imposta dalla normativa e totale assenza di pianificazione”
- data Dicembre 13, 2019
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Legambiente Sicilia ha presentato una memoria al Consiglio dei Ministri ed alla Commissione Europea per chiedere l’impugnativa della legge regionale approvata dall’ARS alcuni giorni fa con cui vengono prorogate tutte le concessioni demaniali marittime sino al 2033. Tutto ciò in violazione della normativa comunitaria che prevede l’obbligo di gara pubblica per le concessioni demaniali e soprattutto di una recente sentenza del Consiglio di Stato del novembre scorso che ha sancito l’obbligo per le strutture amministrative di disapplicare la legge nazionale di proroga che oggi la Regione Siciliana si avventura a recepire. L’aspetto più grave dal punto di vista ambientale è poi che si prorogano automaticamente migliaia di concessioni senza una nuova istruttoria progettuale di merito, ben sapendo che centinaia di concessioni sono state rilasciate negli anni precedenti senza le verifiche oggi imposte dalle nuove normative in materia di aree di interesse naturalistico e di valutazione ambientale. E tutto ciò in assenza di qualunque pianificazione e senza i Piani d’uso del demanio marittimo che si sarebbero dovuti redigere ai sensi di una legge regionale del 2005. Legambiente ricorda che i litorali sono dei delicati ecosistemi naturali e non il semplice substrato fisico su cui realizzare strutture di ogni tipo e che le spiagge vanno considerate come beni comuni, da gestire e tutelare nell’interesse di tutta la collettività e sottratte alle forme di aggressione di cui sono un esempio centinaia strutture balneari private.
“Non possiamo accettare un atto illegittimo – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia-. Ciò che è stato fatto all’Ars è solo un atto di propaganda che andrà sicuramente a sbattere contro l’impugnativa del Consiglio dei Ministri, in quanto non rispetta le normative che si applicano nel resto d’Italia ed in Europa. Le spiagge sono un bene comune e non bisogna privatizzarle, cosa che è stata fatta e che si continua a fare”.
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