09.08.2019 – Trivellazioni di idrocarburi in Val di Noto. Legambiente: “Basta con la folle corsa all’oro nero. L’unico petrolio da estrarre nel sud est della Sicilia è il turismo, la cultura e l’innovazione produttiva”
- data Agosto 09, 2019
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
- 0
Miope la scelta della Regione Siciliana nel dare parere positivo alla “Verifica della valutazione di Incidenza Ambientale” relativamente al rilievo geofisico all’interno del permesso di ricerca idrocarburi denominato “Fiume Tellaro” nella provincia di Ragusa.
Seppur si tratti solo di una indagine geofisica e non di trivellazioni, Legambiente esprime ferma contrarietà sulla scelta di autorizzare dei rilievi che hanno l’obiettivo di individuare, ed eventualmente sfruttare nel prossimo futuro, dei possibili giacimenti di idrocarburi nell’entroterra siciliano.
Una scelta miope che non tiene conto dei cambiamenti climatici in atto e del necessario abbandono delle fonti fossili se si vuole salvare il Pianeta, per di più in una regione come la Sicilia ancora oggi monopolizzata dall’uso delle fonti energetiche inquinanti.
La percentuale di copertura delle fonti fossili rispetto ai consumi siciliani, al 2016 (ultimi dati Simeri GSE), si attesta, infatti, all’88,4%, con le rinnovabili che coprono solo l’11,6% dei consumi della regione.
La produzione di petrolio dai giacimenti che si trovano in Sicilia rappresenta, inoltre, circa il 13,4% della produzione nazionale, grazie alle 628 mila tonnellate (rispettivamente 415 mila tonnellate sulla terra ferma e 212 mila tonnellate in mare) estratte nel 2018.
Nonostante gli Accordi sul clima di Parigi e gli impegni presi a livello internazionale per contrastare i cambiamenti climatici, nel nostro Paese si persevera nell’incentivare l’uso dei combustibili fossili.
Scelta ancora più insostenibile se si tiene conto dei potenziali impatti che le attività di ricerca ed estrazione petrolifera possono avere sul suolo e nel sottosuolo, come purtroppo ci insegna la vicenda dell’inquinamento causato dalle perdite del pozzo 16 di Eni in territorio di Ragusa, nel torrente Moncillè, nella valle dell’Irminio.
Un territorio che conta nello specifico 4 siti della rete Natura 2000 prossimi all’area di intervento delle indagini geofisiche, indagini che mal si sposano con la natura e vocazione del territorio.
È ora di dire basta a questa anacronistica ed insensata corsa all’oro nero, che porta ricchezza solo a chi lo estrae ma che mette in ginocchio le vere economie fatte di turismo, prodotti tipici, bellezza del paesaggio e dell’ambiente.
Commenti recenti