16.07.2018 – Durante la tappa a Giardini Naxos: Goletta Verde in difesa del Castello di Schisò, della sua spiaggia libera e per la riapertura al pubblico dell’arsenale navale di V secolo a. C.
- data Luglio 16, 2018
- autore ufficiostampa
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“Giù le mani dalla costa”: è questo il monito lanciato dagli attivisti della Goletta Verde, tornati per il terzo anno nella baia di Naxos-Taormina per continuare la battaglia in difesa del suo paesaggio storico, iniziata nel 2015, in una situazione di emergenza, per contrastare la realizzazione del devastante progetto di centro commerciale mascherato da porto turistico della Tecnis Spa. Intorno alla difesa di questa costa, Legambiente è riuscita a coinvolgere sempre di più la società civile sia nelle azioni di valorizzazione dell’eccezionale patrimonio archeologico e paesaggistico di questo comprensorio sia nelle lotte giuridiche come quelle contro il ricordato progetto speculativo della Tecnis Spa (ancora in corso) e quelle (vittoriosamente concluse) per bloccare i progetti per il porto a Villagonia.
Al fine di individuare e adottare un modello gestionale naturale e resiliente che rispetti e valorizzi il patrimonio naturalistico e archeologico della baia di Naxos-Taormina, come il Castello di Schisò e l’Arsenale Navale del V secolo a.C. scoperto a Giardini Naxos, nell’ottica di un turismo ecosostenibile, Legambiente ha organizzato, come conclusione della tappa di Goletta Verde, un dibattito sulla salvaguardia dell’integrità e bellezza delle coste presso il Museo Archeologico Regionale di Naxos, dove sono intervenuti Vera Greco, direttrice Parco Archeologico di Naxos e Taormina, Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia, Giovanni Randazzo, docente di Dinamica dei litorali dell’Università degli Studi di Messina, Maria Costanza Lentini, archeologa e direttrice del Polo regionale per i siti culturali di Catania, Mario Bolognari, sindaco di Taormina, Carmelo Giardina, vice sindaco di Giardini Naxos, e Vincenzo Pulizzi, sindaco di Francavilla, Giuseppe Valentino, commissario straordinario del Parco Archeologico di Naxos-Taormina.
Il dibattito, a cui a partecipato anche il Rotary Club di Taormina, si è svolto nell’attuale Museo del Parco (che dovrebbe essere sostituito come sede dal Castello di Schisò), per sottolineare che l’istituzione del Parco Archeologico di Naxos Taormina, un parco diffuso che riunisce finalmente territori e monumenti preziosi per la lettura e la comprensione di quella che fu nell’antichità una grande e unica città, è stata un importantissimo passo in avanti nella visione comprensoriale di questo territorio. Perché non dobbiamo dimenticare che Taormina e Giardini Naxos sono il più importante polo turistico dell’isola perché appartengono alla baia, divenuta, dal Grand tour in poi, l’immagine simbolo della Sicilia, dove fu fondata la prima colonia greca e dove dunque iniziò la grande storia della Sicilia e quella magnifica amalgama di culture che ha da sempre l’ha caratterizzata. L’improrogabile riapertura al pubblico dell’Arsenale Navale del V secolo a.C., il più importante frutto delle esplorazioni archeologiche nella penisola di Schisò, così feconde di scoperte, è stato uno dei temi del dibattito insieme all’acquisizione del Castello di Schisò, un monumento fondamentale nel paesaggio storico della Baia di Taormina Naxos. Sono azioni ora finalmente realizzabili data l’autonomia finanziaria del Parco Archeologico di Naxos Taormina e rappresenterebbero tasselli fondamentali per la riappropriazione dell’identità e memoria storica di questo straordinario comprensorio e dunque per una sua vera crescita.
Per questo abbiamo scelto come simbolo di questa tappa di Goletta Verde nella baia di Naxos Taormina il bellissimo disegno tratto dall’album di uno dei grandi Viaggiatori che visitarono questo territorio, Lord Spencer Compton, che porta l’iscrizione: II Castello di Giardini (sito dell’antica Naxos), 21 maggio 1823.
Il castello di Schisò, che si trova accanto a quello che fu il porto antico della prima colonia greca siciliana, fra l’Agorà e l’arsenale navale dell’antica città, è un edificio il cui primo nucleo risale al periodo bizantino, una torre di avvistamento intorno a cui poi in diversi periodi è cresciuta una fortezza trasformata poi in una residenza gentilizia di proprietà, fino alla metà dell’800 dei duchi De Spuches marchesi di Schisò, a cui appartenevano anche altri splendidi edifici della zona come il castello di Villagonia, purtroppo demolito agli inizi del 900, e il palazzo dei duchi di Santo Stefano a Taormina. Da sempre si è pensato che il castello fosse il luogo ideale per il museo archeologico regionale che ora trova posto in un piccolo edificio degli anni 60, dove per mancanza di spazio possono essere esposti soltanto pochi dei preziosi reperti recuperati nelle tante campagne di scavi condotte a Naxos: il castello di Schisò potrebbe essere finalmente la degna sede del tanto agognato museo e di un prestigioso centro congressi così importante per questo comprensorio.
Durante il dibattito si è inoltre stabilita, insieme ai sindaci presenti, la necessaria istituzione di tavoli tecnici comprensoriali: uno per la risoluzione delle complesse problematiche inerenti il depuratore consortile, sito nella foce dell’Alcantara, e un altro sui gravissimi fenomeni di erosione ed insabbiamento che interessano questa costa.
Si è parlato inoltre delle opere progettate per l’Isola Bella e dell’indispensabile riqualificazione ecosostenibile a Giardini Naxos del porto turistico e del litorale panoramico di Schisò da troppo tempo in stato di abbandono ed esposto a progetti speculativi sempre nuovi.
Baia dell’Isola Bella: finanziamenti male indirizzati
Durante il blitz all’Isola Bella gli attivisti della Goletta Verde hanno esposto uno striscione per dire “no” a un progetto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare che mette a disposizione della Regione Sicilia e del Comune di Taormina un finanziamento di 2 milioni e 900 mila euro per un piano di interventi di riqualificazione ambientale dell’Isola Bella, motivato da un presunto processo erosivo in atto e basato su ripascimento artificiale.
Si tratterebbe di opere per la salvaguardia ed il restauro geoambientale della spiaggia della Riserva Naturale Ambientata che interessa le cosiddette pocket poches, ovvero le spiagge limitate da promontori aggettanti a mare, di cui la baia dell’Isola Bella rappresenta un bellissimo esempio. Il progetto prevede la realizzazione di un intervento di ripascimento artificiale, per allargare le spiagge di una quindicina di metri, trasformandole in sabbiose, in contrasto con la loro natura ciottolosa.
«Innanzitutto le spiagge della baia dell’Isola Bella, Riserva Naturale e Sito Natura 2000 – spiega Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – non sono mai state interessate da alcun processo erosivo e sono sempre state poco profonde e costituite naturalmente da ciottoli e da blocchi. Inoltre, all’interno della baia sono presenti numerosi affioramenti di Posidonia Oceanica, specie protetta, che sarebbe fortemente danneggiata direttamente e indirettamente dall’eventuale ripascimento. In più nella zona in questione non sono presenti sedimenti compatibili con quelli attualmente presenti, quindi qualsiasi intervento snaturerebbe lo splendido ecosistema esistente. C’è da immaginare che il mal posto interesse turistico possa spingere a proporre interventi contro natura, che in questo caso porterebbero alla perdita del fascino selvaggio, difficilmente sostituibile artificialmente, di questo luogo. Ecco perché sarebbe opportuno che quello stesso finanziamento erogato venisse destinato ad altre problematiche dello stesso specifico territorio».
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