17.07.2017 – Legambiente presenta il dossier con tutti i numeri dell’assalto del petrolio su terra e mare siciliani. Da Goletta Verde la bandiera nera ad Eni ed Edison
- data Luglio 17, 2017
- autore ufficiostampa
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Come volevasi dimostrare la folle corsa all’oro nero continua, nonostante le rassicurazioni del Governo dopo il referendum dello scorso anno: nuovi pozzi e nuove attività di prospezione mettono a rischio i mari italiani, a partire dal Canale di Sicilia. E quando le società petrolifere non riescono nel loro assalto, anche grazie all’opposizione delle comunità locali e delle categorie economiche, in primis quelle legate al turismo e alla pesca, ci pensa il Governo con l’ennesima norma pro trivelle: grazie a un decreto ministeriale dell’aprile scorso, infatti, si deroga al divieto di nuovi pozzi e nuove piattaforme entro le 12 miglia. A farla da padrona sono sempre le stesse compagnie: Eni e Edison che detengono tra concessioni, permessi e istanze di ricerca il 57% dei titoli su terra e mare siciliani.
Per questo oggi Goletta Verde ha assegnato la bandiera nera alle due compagnie petrolifere Eni ed Edison che in nome dei propri interessi e di una anacronistica quanto dannosa corsa alle fonti fossili e all’estrazione di idrocarburi sul territorio siciliano, sono arrivate a contestare con arroganza il piano paesaggistico in provincia di Ragusa, i cui vincoli impedirebbero il loro programma estrattivo sull’isola. Il rischio concreto è che se il Tar dovesse accogliere il loro ricorso, non solo si aprirebbe la strada a ulteriori pozzi sul territorio, ma si ritornerebbe indietro di decenni ai tempi dell’assalto della cementificazione al territorio siciliano.
Il poco ambito vessillo che Legambiente attribuisce a chi è distinto per azioni contro il mare e le coste italiane è arrivato in occasione della presentazione del nuovo dossier dell’associazione sull’assalto dell’oro nero nel Canale di Sicilia, sui numeri e le storie dei nemici del clima, per promuovere la definitiva uscita dalle fossili e fermare l’estrazione di petrolio.
La Sicilia, tra attività a terra e mare, nel 2016 ha contribuito al 25% della produzione nazionale di petrolio, con poco meno di 1 milione di tonnellate di greggio. Quantità che, stando agli attuali consumi, coprirebbero appena l’1,6% del fabbisogno del nostro Paese. Ma alle 9 concessioni di coltivazione, se ne potrebbero aggiungere altre 4. Sono tante infatti le istanze di concessione di coltivazioni pervenute al Ministero e alla Regione Sicilia, in corso di valutazione di impatto ambientale. Numeri destinati a crescere ancor di più sia a terra che a mare se proseguiranno nel loro iter amministrativo i 12 permessi di ricerca vigenti e le 16 istanze di permesso di ricerca attive (per un totale di circa 19.400 kmq) a cui vanno aggiunti anche i due permessi di prospezione a mare che andrebbero a coprire un’ulteriore area di 6.380 kmq.
“Oggi con Goletta Verde assegniamo la bandiera nera ad Eni ed Edison, i due principali nemici del clima del nostro Paese – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – per la continua corsa all’oro nero nel canale di Sicilia e per l’arrogante ricorso presentato contro il piano paesaggistico approvato dalla provincia di Ragusa per tutelare un prezioso territorio della Sicilia sempre più vocato al turismo di qualità e allo sviluppo di attività economiche e culturali alternative al petrolio. Dove non arrivano le compagnie petrolifere ci pensa poi il Governo che, con norme ad hoc a favore di nuove trivelle e piattaforme petrolifere, smentisce definitivamente tutte le parole spese lo scorso anno per dire che il referendum sollevava questioni di lana caprina. È arrivato il momento di archiviare tutti i privilegi di cui godono i petrolieri, tanto più che le fonti rinnovabili, efficaci e sempre più competitive da un punto di vista economico, vengono frenate da questi privilegi e da assurde nuove barriere che ne impediscono la diffusione in un Paese che avrebbe tutto da guadagnare nel diventare sempre meno dipendente dalle fonti fossili e dalle importazioni”.
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