14.01.2015 – WWF e Legambiente: “Riproposizione modello cuffariano. Chi c’è dietro questo ritorno al passato?”
- data Gennaio 14, 2015
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Sono passati alcuni mesi da quando la chiusura della discarica di Mazzarà Sant’Andrea ha reso ancora più complicata la gestione dei rifiuti in Sicilia. Da allora il caos sembra regnare sovrano.
Da un lato c’è la corsa contro il tempo del dipartimento rifiuti nel tentativo di mettere toppe per chiudere le falle prodotte dalla totale assenza di una seria politica di gestione dei rifiuti, dall’altro un ridda di dichiarazioni del governatore Crocetta, poco ragionevoli sul piano tecnico e politico, che hanno perfettamente descritto lo stato confusionale in cui versa il settore.
Da qualche giorno è arrivata l’ultima novità: siamo alla riproposizione del modello cuffariano in versione ridotta, senza nemmeno l’ambizione criminale che contraddistinse quel progetto.
Chi c’è dietro questo ritorno al passato? È solo l’ultima trovata a sensazione del presidente Crocetta o è la “solita idea” che il governo nazionale prova a imporre a quello regionale così come tentarono invano di fare i governi Berlusconi e Monti. In quel caso ci fu la strenua ma efficace resistenza dell’assessore Giosuè Marino che riuscì a evitare il peggio.
Sorge spontanea una domanda: nell’interesse di chi stanno operando il governo nazionale e regionale?
Vogliamo per il momento evitare riflessioni politiche e ci limitiamo a ribadire gli ormai arcinoti assunti tecnici:
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per costruire un inceneritore o anche solo per adeguare un vecchio impianto di produzione di energia elettrica ci vogliono anni. La media italiana va oltre i cinque anni. Come si può sostenere senza suscitare ilarità che questo possa servire a evitare l’emergenza che si paventa a partire dal mese di marzo?
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I Paesi del nord Europa, che pure usano gli inceneritori per garantire il teleriscaldamento delle case, sono in una profonda crisi perché hanno sempre meno materiale da bruciare a seguito dell’applicazione delle direttive comunitarie che da molti anni ormai impongono percentuali sempre più elevate di recupero di materia. Anche nelle regioni del nord Italia stanno chiudendo circa 10 inceneritori. Il decreto per uscire dall’emergenza in Campania prevedeva la costruzione di cinque inceneritori ma l’avvio di una seria raccolta differenziata ha di fatto impedito che se ne costruissero altri dopo quello di Acerra. Che senso avrebbe fare oggi, cioè fuori tempo massimo, una scelta rispetto alla quale tutti gli altri Paesi stanno tornando indietro per adeguarsi alle politiche europee?
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Chi propone oggi gli inceneritori in Sicilia, ha chiaro come questo confligga necessariamente con gli obblighi di recupero di materia che ci vengono imposti dalla normativa europea? Conosce le sentenze della Corte di Giustizia Europea che hanno condannato l’Italia proprio per il mancato rispetto della gerarchia che da priorità al recupero di materia?
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Dal punto di vista economico e industriale, gli inceneritori stanno in piedi solo grazie al recupero del calore che costituisce circa l’80% dell’energia recuperata dalla combustione. Per provare a costruire gli inceneritori anche nelle regioni calde, come nel caso del piano Cuffaro, si attuò una truffa ai danni dei cittadini italiani estendendo per alcuni anni a questi impianti il sostegno economico previsto per le rinnovabili. Oggi nessuna banca presterebbe un solo centesimo per la costruzione di un impianto d’incenerimento, a meno che non si provveda a truffare nuovamente gli italiani scaricando sulle loro tasche i costi di un’attività fisiologicamente in perdita.
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In Sicilia non è mai partita una vera e generale Raccolta Differenziata, la sola che può consentirci di rispettare gli obiettivi di riciclo e riduzione rifiuti e ridurre le tariffe ai cittadini.
Potremmo continuare, ma pensiamo che sul punto siano sufficienti queste poche inoppugnabili constatazioni.
Per ciò che riguarda più in generale la reiterata richiesta del governo regionale della dichiarazione d’emergenza, a tutt’oggi non si capisce per quali scopi dovrebbe essere concessa. A leggere le dichiarazioni rilasciate dal presidente negli ultimi due mesi l’emergenza sarebbe servita a:
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distribuire alle famiglie siciliane le compostiere domestiche (metodologia che viene correntemente utilizzata da oltre vent’anni nell’ambito delle raccolte differenziate in aree extraurbane);
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a riaprire qualche vecchia discarica (peccato che non si possa a fare e che nel frattempo sia arrivata una condanna della Corte di Giustizia Europea proprio per quelle discariche);
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da ultimo per realizzare tre inceneritori;
Tutte ragioni sulle quali evitiamo ogni ulteriore commento per carità di patria, ma che chiariscono perché esista una distanza siderale tra la gestione dei rifiuti in Sicilia e nel resto d’Italia e d’Europa.
Meglio di noi l’inopportunità di una dichiarazione d’emergenza in queste condizioni è stata chiarita dai due presidenti delle Commissioni ambiente di Camera e Senato, Realacci e Marinello, in una nota ufficiale inviata al presidente del consiglio Matteo Renzi il 12 dicembre scorso.
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