30.05.2014 – Palermo. Questione Italo Belga è la dimostrazione di quanto sia carente la politica di gestione delle nostre spiagge
- data Maggio 30, 2014
- autore ufficiostampa
- In Ambiente
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Il fatto che “la questione Italo Belga” sia tornata per l’ennesima volta agli onori delle cronache è la dimostrazione di quanto carente, per usare un eufemismo, sia la politica di gestione delle nostre spiagge. Un bene comune di straordinaria importanza, non solo in termini di valorizzazione turistica ma soprattutto di fruizione dei cittadini”. A dirlo Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia.
“Questa fruizione – continua – da qualche anno è sempre meno libera perché un’interpretazione molto permissiva della norma sulle concessioni demaniali, già troppo debole, sta di fatto favorendo un vero e proprio processo di privatizzazione delle nostre spiagge più belle.
Nei prossimi giorni presenteremo un dossier che raccoglierà gli esempi più scandalosi di concessione demaniale e proporremo una modifica della normativa regionale. Nelle more di tale auspicabile modifica, però, è doveroso quantomeno il rispetto della legge.
La vicenda della privatizzazione della più frequentata spiaggia di Palermo è diversa, perché molto più antica, rispetto alle altre. Ma, il fatto che ancora nel 2014 si ritenga tollerabile che un solo soggetto detenga praticamente l’intera spiaggia e la gestisca come si faceva più di un secolo fa è un indicatore della totale assenza di politiche volte a rendere accessibili ai cittadini i beni comuni”.
Dopo una lunga battaglia, Legambiente riuscì, circa cinque anni fa, ad ottenere che la lunga cancellata che chiude la spiaggia ai cittadini fosse smontata, quantomeno, nei mesi invernali.
“Per quanto tempo ancora dovremo elemosinare – chiede Fontana – l’accesso almeno parziale a “beni di tutti” come questo? Sempre cinque anni addietro l’Italia fu costretta a prendere atto che l’Europa ci costringeva, più per ragioni di libera concorrenza che per tutelare l’accesso ai beni comuni, a rivedere comunque le lunghe concessioni come quella dell’Italo-Belga o dei troppi stabilimenti della costa toscana, romagnola e marchigiana, solo per fare gli esempi più significativi. Come spesso è avvenuto negli ultimi decenni, il nostro Paese si fa beffe degli obblighi discendenti dalle normative europee, concedendosi deroghe continue, salvo poi farci pagare le salatissime multe irrogate dalla Corte di Giustizia Europea a seguito delle condanne. Non pretendiamo che ci siano solo spiagge libere e non attrezzate perché è giusto che l’offerta sia variegata. Vogliamo, però, che il regolatore pubblico – conclude Fontana – parta da due esigenze primarie: tutelare la qualità ambientale e paesaggistica delle spiagge; garantire la fruizione libera a gratuita per coloro che non intendono usufruire dei servizi. Entro questi limiti è certamente possibile svolgere attività d’impresa senza penalizzare gli interessi della comunità”.
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