25.05.2014 – Monitorate 24 spiagge, un’area pari a 20 campi da calcio: al primo posto la plastica con il 65%
- data Maggio 25, 2014
- autore ufficiostampa
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Una marea di plastica: bottiglie e contenitori sono i rifiuti più frequenti sulle nostre spiagge. Seguiti da tappi e coperchi, a pari merito con i mozziconi di sigaretta, poi da stoviglie usa e getta di plastica, dai cotton fioc e da mattonelle e calcinacci. Eccoli qua i risultati dell’indagine sulla beach litter curata Legambiente secondo il protocollo scientifico del ministero dell’Ambiente e di Ispra, nell’ambito della campagna Spiagge e Fondali puliti – Clean up the Med.
Le operazioni della tre giorni di Spiagge e fondali puliti, che tra venerdì e oggi hanno visto impegnati i volontari di Legambiente insieme a tutti i cittadini che si sono uniti a loro, sono in parte concluse. Alcune sono tuttora in corso, altre ancora sono previste per il prossimo fine settimana. Pronti, invece, i dati dell’indagine sulla beach litter eseguita dai volontari dell’associazione ambientalista nella prima metà di maggio su un’area di 130.040 mq, pari a quasi 20 campi da calcio: 24 spiagge monitorate, situate nei comuni di Genova, Viareggio (Lu), Orbetello (Gr), Scarlino (Gr), Fiumicino (Rm), Anzio (Rm), Pozzuoli (Na), Pollica (Sa), Giardini Naxos (Me), Palermo, Agrigento, Gela (Cl), Ragusa, Pachino (Sr), Noto (Sr), Catania, Policoro (Mt), Pisticci (Mt), Casalabate (Le), Tricase (Le), Brindisi, Polignano a Mare (Ba), San Benedetto del Tronto (Ap). Le aree di indagine sono state scelte in modo da effettuare il campionamento su spiagge libere. Ogni singolo campionamento ha tenuto conto del protocollo di monitoraggio messo a punto dal ministero dell’Ambiente e dall’ISPRA.
“L’obiettivo è quello di indagare la quantità e la tipologia di rifiuti presenti sulle spiagge italiane e del mediterraneo al fine di contribuire all’applicazione della direttiva europea sulla Marine Strategy – dichiara Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente – Un provvedimento che dà chiare indicazioni sull’impatto dei rifiuti marini e sull’obbligo di intervenire e rappresenta un’importantissima occasione per attuare finalmente politiche coordinate tra i diversi settori che riguardano il mare.
Per non sprecare questa opportunità, servono interventi concreti di salvaguardia e sviluppo dell’ambiente marino e costiero e il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, dei territori e delle comunità costiere. In Italia questi interventi sono in fase ancora embrionale. Legambiente ha voluto condurre questa indagine sulla natura, la quantità e l’origine dei rifiuti in spiaggia per fornire elementi ai ragionamento sulle politiche di prevenzione e riduzione del fenomeno”.
I principali indicatori presi in considerazione dall’indagine sulla beach litter sono la composizione del rifiuto, la quantità e la grandezza (maggiore o minore di 25 cm); laddove possibile, è stata stimata anche la provenienza dei rifiuti: mare, spiaggia, corso d’acqua, pesca.
Sui litorali monitorati, la plastica è la categoria di rifiuto che batte tutti gli altri, con una percentuale del 65% sul totale di 15.215 rifiuti rinvenuti. Plastica di tutte le forme e dimensioni, dalle bottiglie agli shopper, dai tappi, al polistirolo, i secchi, le stoviglie usa e getta ma anche molti oggetti derivanti dal comparto della pesca. Il 9% degli oggetti plastici rinvenuti (più di 1.500), infatti, è costituto da reti, galleggianti, nasse, fili da pesca, senza contare l’ingente quantitativo di frammenti di polistirolo (che potrebbero essere i resti di cassette per il pesce). A seguire, ricoprono a tappeto le nostre spiagge i mozziconi di sigaretta (7%). Sono stati contati 1.035 mozziconi, il residuo di oltre 50 pacchetti di sigarette. Non mancano ai primi posti in classifica i metalli (6%) con lattine, barattoli e bombolette spray, seguiti dai rifiuti sanitari (5%) come cotton fioc, assorbenti, preservativi, blister. Poi materiali di costruzione al 4% (mattonelle e calcinacci), vetro al 3% (specie bottiglie), rifiuti di gomma (pneumatici, guanti) e tessili (scarpe, vestiti) entrambi al 2%.
I rifiuti sanitari – al quarto posto in classifica – sono il segnale preoccupante dell’inefficienza dei sistemi depurativi. Ci dicono non solo che servono campagne di sensibilizzazione sui rifiuti da non buttare nel wc, ma che talvolta gli impianti di depurazione sono inefficienti e non riescono a filtrare neanche oggetti solidi di una certa grandezza. II 79% degli oltre 500 oggetti contati è stato, infatti, registrato sulle spiagge distanti meno di 1 km da una foce.
Calcolando la superficie delle singole aree analizzate e i rifiuti rinvenuti, è possibile calcolare la densità dei rifiuti per ogni singola spiaggia. Le spiagge con maggiore densità di rifiuti sono quella di Barcarello a Palermo, del Golfo di Talamone a Orbetello (Gr), del Porto di Scarlino (Gr), la spiaggia Babbaluciara di Agrigento e la spiaggia Coccia di Morto/Pesce Luna di Fiumicino (Rm). In queste 5 spiagge, è possibile contare in media fino a 4 rifiuti nella sola superficie occupata da un ombrellone.
L’indagine sulla beach litter è stata portata avanti anche in 5 spiagge del Mediterraneo, grazie alle organizzazioni di Clean up the Med. In estrema sintesi, emerge dal confronto che la densità dei rifiuti in queste spiagge è molto minore rispetto a quelle italiane ma la percentuale di rifiuti plastici più alta.
Vengono considerati rifiuti marini (marine litter) i materiali solidi persistenti prodotti dall’uomo, a esclusione, quindi, dei residui semisolidi. Per rifiuto da spiaggia (beach litter), si intende quello rinvenuto sulla linea di costa, che può avere diverse provenienze. Secondo diversi studi, circa il 70% del marine litter affonda e circa il 15% resta in superficie. Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso.
Spiagge e Fondali Puliti è una campagna di Legambiente realizzata con la collaborazione di Cial , Mareblu, Virosac, Campagna di promozione Sughero. Media partner: La Nuova Ecologia
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