28.02.2014 – La questione delle Città metropolitane
- data Febbraio 28, 2014
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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In questi giorni è in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana un progetto di legge di riforma istituzionale che intende sostituire alle province i liberi consorzi di comuni e che, nella sua parte più innovativa, prevede l’istituzione di tre città metropolitane, individuate in Palermo, Catania e Messina. Questa riforma, partita male, rischia d’arrivare peggio.
E proprio l’eventuale cancellazione delle città metropolitane, entrate nel mirino dell’opposizione, farebbe risultare la
legge un pastrocchio inutilizzabile. La questione ha destato un grande scalpore poiché rischia di produrre un vero
“harakiri” istituzionale, proprio mentre l’Italia provvede all’istituzione di una decina di città metropolitane, al fine di poter intercettare, su territori particolarmente integrati, i fondi della programmazione europea riservati appunto alle città metropolitane.
In effetti il danno prodotto finora non sembra irreparabile, perché il testo che esplicitamente introduce le Città metropolitane (art. 7) dovrà essere sottoposto ad approvazione; tuttavia si corre da un lato il serio rischio
di non riuscire a varare queste nuove autonomie locali e territoriali, mentre dall’altro una tale perdita non
produce alcun beneficio alla Sicilia e alle sue aree interne.
La questione ha già sollevato un’ondata di proteste che ha portato alla presa di posizione tanto della Confindustria
di Palermo Catania e Messina, quanto della CGIL degli stessi territori. Dichiarazioni prevalentemente tese a sottolineare
la necessità d’intercettare tutte le risorse possibili, evitando in un momento come questo di far perdere
opportunità così importanti alla Sicilia.
“Ritengo che, per quanto importante, la questione delle risorse non sia la prima delle ragioni per cui si dovrebbero
al più presto istituire le aree metropolitane. La nascita di questi enti territoriali è necessaria per rendere coerente con la realtà fisica quella istituzionale e amministrativa. Governare le attuali conurbazioni con gli stessi assetti istituzionali di un secolo fa è inefficiente e antieconomico. L’ARS ha il dovere – dichiara Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia – di mettere in campo un assetto delle istituzioni locali al passo con le esigenze nazionali ed europee nell’epoca
delle smart-city e della competitività organizzativa dei territori. Senza questa novità, la riforma delle province
in discussione appare inutile sul piano politico e insignificante in termini di risparmio economico”.
“Per città metropolitane – dichiara Enzo Colavecchio, presidente della Direzione regionale di Legambiente Sicilia
– non deve intendersi un fenomeno deleterio di conurbazione anonima, ma un elevato grado di integrazione sia nel campo dell’intermodalità dei trasporti, sia in quello di tutti i settori produttivi e culturali che caratterizzano le aree vaste di Palermo, Catania e Messina. In particolare risulta indispensabile il passaggio alle Città metropolitane nel territorio dello Stretto, poiché nella riforma in discussione all’ARS è anche contenuto un testo che autorizza la città metropolitana di Messina a stipulare accordi con lo Stato, la Regione Calabria e la città metropolitana di Reggio Calabria, favorendo
oggettivamente la giusta visione dello sviluppo dell’Area integrata dello Stretto”.
Legambiente Sicilia chiede pertanto che vengano immediatamente superate all’ARS le divisioni strumentali e i piccoli interessi di bottega, e chiede che l’istituzione delle Città metropolitane sia vista come un chiaro impulso a dotare anche il territorio siciliano di utili strumenti per l’impostazione di un efficiente modello di sviluppo sostenibile, evitando così l’ulteriore marginalizzazione economica in campo produttivo e occupazionale.
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