26.02.2014 – Realizzazione terza linea tranviaria. Esposto alla Procura della Repubblica di Palermo su ipotesi lavori abusivi e non autorizzati nell’area del Palazzo dello Scibene
- data Febbraio 26, 2014
- autore ufficiostampa
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Legambiente Sicilia ha presentato stamane un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo ipotizzando che, per la realizzazione della terza linea tramviaria a Palermo, che unirà via Notarbartolo con corso Calatafimi, si stiamo facendo dei lavori abusivi e non autorizzati nell’area del Palazzo dello Scibene, il monumento del XII secolo, testimonianza di grande rilievo dell’architettura arabo-normanna.
Lo Scibene, con un’ampia area di rispetto, è tutelato dal 1991, con un vincolo di inedificabilità assoluta. L’area è stata, tra l’altro, recentemente posta sotto sequestro dal Nucleo Tutela dei Vigili Urbani di Palermo.
Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia: “Nel ribadire la totale inutilità di quest’opera, che realizzerà un tram che nessuno prenderà mai, a maggior ragione considerato che è un binario unico, non possiamo anche accettare, oltre al danno, la beffa della definitiva distruzione di quello che era il parco del Genoardo, mortificando ulteriormente un monumento importante e significativo, delicato e ormai drammaticamente quasi distrutto del tutto. Non riusciamo a capire – continua Zanna – chi possa avere autorizzato, se sono mai stati autorizzati, dei lavori in un’area vincolata, dove è impedita qualsiasi modifica e/o intervento.
Invece di continuare a umiliare lo Scibene, con la costruzione dei piloni del sovrappasso che gli stanno sorgendo davanti e che si potevano comunque spostare un po’ più avanti, tutte le Istituzioni, a partire dal Comune e dalla Soprintendenza ai Beni culturali, si dovrebbero impegnare a togliere dalle mani dei privati il sito e salvarlo dall’abbandono e dal degrado in cui si trova.
Avremmo detto queste cose – conclude Zanna – all’incontro che l’Assessore Barbera si era impegnato a convocare dopo il sopralluogo fatto congiuntamente il 30 gennaio scorso e che stiamo ancora aspettando da un mese!
Come ultima ratio ci siamo rivolti alla magistratura. Speriamo che almeno essa possa fare un po’ di chiarezza sulla vicenda”.
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