24.07.2013 – La Goletta dei Laghi di Legambiente. I Laghi siciliani: un patrimonio di bellezza da valorizzare. Legambiente: “Monitoraggio, tutela del buono stato ecologico ed azioni in difesa della biodiversità: questa la ricetta per preservare l’ecosistema dei nostri laghi”
- data Luglio 24, 2013
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Primo giorno di permanenza in Sicilia per la Goletta dei Laghi, la campagna nazionale di Legambiente per il monitoraggio dello stato di salute e la salvaguardia dei bacini lacustri italiani, realizzata con il contributo del COOU (Consorzio Obbligatorio Oli Usati) e di Novamont. Questa mattina, presso la sala convegni dell’ARPA Sicilia, la campagna di Legambiente ha fatto il punto sulla situazione dei laghi regionali durante una conferenza stampa alla quale sono intervenuti Gianfranco Zanna, direttore Legambiente Sicilia, Francesco Licata di Baucina, direttore generale ARPA Sicilia e Anna Abita, responsabile Unità Operativa Monitoraggio Acque Interne – ARPA Sicilia.
In Sicilia, si trovano cinquantadue specchi d’acqua di cui sei naturali, questi ultimi, sono tutti in ambito di riserve naturali e inseriti in aree di Siti d’Interesse Comunitario e o in Zone di Protezione Speciale e hanno quindi una valenza naturalistica elevatissima, in termini di conservazione di biodiversità per quanto riguarda la flora e particolari specie migratorie di avifauna. I restanti invasi artificiali svolgono a loro volta una decisiva funzione in quanto hanno contribuito in modo significativo ad alleviare l’atavico problema dell’acqua, del bere o dell’irrigazione dei campi, ma, soprattutto, perché parlare di essi significa raccontare di lotte civili e sociali, di veri e a volte drammatici pezzi di storia regionale. Non è un caso infatti, che in Sicilia la Goletta dei Laghi sia dedicata a Mario Francese, giornalista ucciso dalla mafia il 26 gennaio 1979, colpevole di aver cercato di fare luce con le sue inchieste sugli interessi mafiosi nella costruzione della Diga Garcia, la stessa diga che, su proposta di Legambiente, è stata intitolata alla sua memoria lo scorso 22 giugno.
“Il nostro costante e rinnovato impegno per la tutela ambientale, la rivalutazione e soprattutto per una gestione attenta e sostenibile dei bacini lacustri regionali ci auspichiamo sia da supporto e da stimolo per la Regione Siciliana – dichiara Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia-. E’ necessario organizzare un’azione coordinata di monitoraggio, salvaguardia e difesa di tutti i nostri specchi d’acqua, mettendoli al centro di una politica orientata a valorizzare le bellezze naturali della nostra isola. Partendo dalla conservazione ambientale è possibile dare vita a collaborazioni tra realtà diverse creando nuove opportunità per la gestione virtuosa delle risorse naturali”.
Nelle prossime giornate di tappa in Sicilia la Goletta dei Laghi punterà i riflettori su cinque laghi regionali. La bussola si orienterà a nord ovest per parlare del Lago Rubino, per poi disporsi verso il centro per fare il focus sul Lago Rubino e sul Lago Pergusa, ed infine dirigersi verso nord – est per approfondire l’analisi dei Laghi Ganzirri e Faro. Durante le iniziative organizzate da Legambiente saranno illustrate luci ed ombre dei bacini lacustri, parlando di opportunità, criticità e problemi da affrontare.
Al fine di garantire il buono stato di salute dei laghi, una delle maggiori questioni che richiedono attenzione è l’annoso problema dell’eutrofizzaione. Il fenomeno, legato alla sovrabbondanza di nitrati e fosfati negli ambienti acquatici, è principalmente legato ad eccessive pressioni antropiche. Nel corso dell’odierna conferenza stampa, la dottoressa Anna Abita, responsabile Unità Operativa Monitoraggio Acque Interne – ARPA Sicilia ha fatto il punto su questo tema, presentando i risultati di uno studio effettuato sulle acque degli invasi destinati alla produzione di acqua potabile.
Da un punto di vista strettamente ambientale sono stati confrontati negli invasi analizzati gli apporti di P, stimati nel Piano di Gestione delle Acque, con le concentrazioni di fosforo naturale, ricavate dagli indici morfoedafici (MEI), che consentono una buona stima del livello trofico naturale e cioè del livello trofico proprio del lago in funzione della sua struttura morfometrica e dei fattori edafici, in assenza di attività antropiche. Utilizzando il modello di Vollenweider è stato possibile valutare il carico di fosforo naturale. I valori di carico sono stati calcolati sulla base della concentrazione del fosforo naturale e quindi confrontati con i carichi stimati: sono stati cosi ricavati i rapporti tra l’apporto stimato di carico di fosforo e l’apporto di fosforo naturale.
Tutti gli invasi monitorati, tranne l’Ancipa, hanno presentato un rapporto tra l’apporto stimato di carico di fosforo e l’apporto di fosforo naturale compreso tra 5 e 14, rivelando quindi un notevole impatto antropico nelle acque come carico di fosforo. La relazione del carico stimato di fosforo con il carico idraulico restituisce inoltre uno stato di eutrofizzazione in tutte le acque degli invasi, tranne che nelle acque dell’Ancipa e dello Scanzano, che risultano in uno stato mesotrofico. Nell’ottica quindi di ridurre lo stato eutrofico delle acque, considerando che tutti gli invasi presentano un rapporto azoto fosforo maggiore di 10, indicando quindi come fattore limitante nel fenomeno dell’eutrofizzazione la concentrazione di fosforo, si dovrebbe determinare, come primo obiettivo di risanamento degli invasi, la riduzione di tale inquinante derivante dai carichi antropici, giungendo almeno a una concentrazione di fosforo pari al doppio di quella naturale.
“ARPA Sicilia effettua il monitoraggio delle acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile, ai sensi dell’Allegato 2 della Parte III del D.Lgs. 152/06- spiega Anna Abita, Responsabile Unità Operativa Monitoraggio Acque Interne dell’ARPA Sicilia -. Dai dati del monitoraggio 2011 e 2012 si rileva che molte delle acque superficiali, distribuite, una volta potabilizzate, nella rete idropotabile, non sono conformi ai valori previsti per la relativa classificazione A2 o A3. E’ importante inoltre sottolineare – continua Abita -, che non avere a tutt’oggi ancora realizzato l’adeguamento e il potenziamento delle reti di monitoraggio di ARPA, previsto per la realizzazione del Piano di Gestione delle Acque, che ha come punto critico le limitatissime risorse umane in organico all’Agenzia, comporta una limitata conoscenza dello stato di qualità delle nostre acque e quindi un’insufficiente azione di risanamento. Un intervento economico atto a risollevare le risorse umane e finanziarie dell’Agenzia- conclude Abita – potrebbe permettere di attuare con completezza le attività affidate ad ARPA dal Piano di Gestione, strumento indispensabile per la tutela delle nostre risorse idriche”.
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