15.07.2013 – Rifiuti. No alla scorciatoia dell’emergenza. Si alla raccolta differenziata e al riciclo della materia
- data Luglio 15, 2013
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Leggendo gli articoli degli ultimi giorni sui media siciliani e le dichiarazioni dell’assessore Marino a proposito della polemica tra Regione, Legambiente e Confindustria sul commissariamento della gestione dei rifiuti in Sicilia, sembra che la nostra associazione preferisca lo status quo e lo smaltimento in discarica. È una ricostruzione paradossale, perché nessuno più di Legambiente negli ultimi vent’anni si è battuta e ha lavorato per l’affermazione di un modello di gestione dei rifiuti fondato su raccolta differenziata e riciclo della materia.
Negli ultimi 18 anni sono state commissariate ben cinque Regioni, dove risiede oltre un terzo della popolazione italiana, oltre 22 milioni di cittadini: a Campania e Puglia nel 1994 si sono aggiunte nel 1997 la Calabria, nel 1999 la Sicilia e nel 2001 il Lazio.
Come oggi è più che evidente, il risultato è stato disastroso. Attivare procedure straordinarie ha solo contribuito a cronicizzare l’emergenza senza risolverla, ha deresponsabilizzato gli enti locali, ha accentrato i poteri, annullando i processi di condivisione territoriale e acuendo le tensioni sociali quando si dovevano localizzare i necessari impianti di riciclaggio e trattamento per ridurre gli smaltimenti sotto terra. Purtroppo con un unico risultato: ha continuato a vincere il partito della discarica. Questo è ancora più vero in Sicilia, dove l’attuale ricorso esclusivo alle discariche è proprio il risultato di 14 anni di gestione commissariale. Dunque, la ricostruzione dell’assessore Marino è priva di fondamento e contraddetta dai fatti.
Se la Regione Siciliana vuole davvero superare l’emergenza rifiuti fondata sulle inquinanti discariche non deve scegliere la scorciatoia dell’emergenza, ma deve fare quello che con successo sono riuscite a praticare negli ultimi anni la Sardegna e le Marche. In queste due Regioni, grazie al sistema di penalità e premialità sullo smaltimento in discarica previsto con l’ecotassa regionale, si sono diffuse le raccolte porta a porta secco/umido, arrivando in pochi anni a superare il 50% di differenziata.
Se l’assessore Marino vuole fare seriamente la guerra allo smaltimento in discarica, usi l’arma giusta della penalizzazione economica di questa opzione e dell’uso dei proventi dell’ecotassa per finanziare l’avvio della differenziata domiciliare e la costruzione degli impianti di riciclaggio, a partire da quelli per l’organico differenziato.
Insistere sulla gestione commissariale potrebbe indurre il sospetto che il governo punti alla gestione degli appalti per la realizzazione degli impianti, che invece in via ordinaria sarebbe affidata alle Srr, ossia i consorzi di Comuni. E questa sensazione viene certamente rafforzata dalla lettura degli articoli di Repubblica di ieri, nei quali anche le parole del presidente Crocetta creano grande confusione e sembrano descrivere una proposta di gestione dei rifiuti antitetico alle norme europee, italiane e siciliane degli ultimi 20 anni.
Se infatti noi insistiamo da anni per la realizzazione di impianti capaci di recuperare le materie anche dal rifiuto indifferenziato (trattamento meccanico biologico), questo deve però avvenire a valle di una raccolta differenziata spinta che deve diventare il centro del sistema. Pensare invece che il centro del sistema possano essere i grandi impianti di selezione meccanica dei rifiuti indifferenziati e, ancora peggio, tante piccole discariche, significa tornare indietro agli anni ’80/’90. Anni in cui non a caso la mafia trovava maggiore facilità a infiltrassi nella gestione dei rifiuti.
Dagli altri paesi occidentali tecnici e politici vengono in Italia a studiare le migliori esperienze di raccolta differenziata domiciliare, mentre in Sicilia sembrano propinarci come rivoluzionari sistemi di vecchia concezione molto più costosi per le famiglie, che nessuno proporrebbe ormai non solo a Treviso piuttosto che a Monza, ma nemmeno in provincia di Salerno.
Tutto ciò rende ancora più importante avere scritto al presidente della Regione e quindi alle Commissioni parlamentari perché il governo regionale non ricalcasse le orme di Cuffaro e Lombardo, paladini di emergenze definite criminali dalle ultime due Commissioni sul ciclo dei rifiuti.
Vanno infine chiarite altre due questioni: siamo ben felici che oggi Confindustria Sicilia la pensi come noi, mentre dieci anni fa ci trovavamo su fronti opposti; il Parlamento italiano ha convertito in legge il decreto in cui era contenuta la dichiarazione d’emergenza richiesta dal governo Crocetta, nonostante le pesanti critiche di molti autorevoli parlamentari, solo perché il governo Letta ha posto la fiducia su tutto il pacchetto che prevedeva tante altre cose.
Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia
Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente
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