27.05.2013 – Salvalarte Belìce. Gli appuntamenti di: martedì 28 maggio: Menfi. Mercoledì 29 maggio: Roccamena, Camporeale e Contessa Entellina
- data Maggio 27, 2013
- autore ufficiostampa
- In Beni culturali
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Nuovi appuntamenti per la sesta edizione di Salvalarte Belìce 2013.
Il programma in dettaglio:
Martedì 28 maggio Menfi, ore 18, Palazzo Pignatelli, presentazione della mostra “Segni d’arte dalle chiese distrutte dal terremoto”.
La mostra, curata da Gioacchino Mistretta, ha lo scopo di focalizzare l’attenzione sul patrimonio artistico proveniente dalle chiese di Menfi, dando occasione di potere ammirare, nel costituendo Museo Civico di Palazzo Pignatelli, in un contesto espositivo fatto soprattutto di reperti archeologici rinvenuti dalla Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento, nei bassi dello stesso Palazzo e in vari siti del territorio comunale, opere chiesastiche di notevole valore storico artistico. Tra le opere d’arte in mostra sono presenti: “la Vergine del Carmelo”, scultura lignea di Girolamo Bagnasco realizzata nel 1812 che iconograficamente richiama altre sculture realizzate dallo scalpello del Bagnasco; un “San Francesco in estasi”, statua lignea policromata proveniente dalla distrutta Chiesa dei Cappuccini, assegnabile a un ignoto artista di gusto prettamente classico di ambiente siciliano, attivo nella prima metà del XIX secolo; la “Vergine del peccatore” gruppo statuario realizzato nel 1891 dallo scultore agrigentino Calogero Cardella. Sono, inoltre, esposti in mostra alcuni putti alati in legno dorato, che recano in mano i simboli della Passione, facenti parte della decorazione del Fercolo del Santissimo Crocifisso, che sono da considerare l’ornamento più nobile che pietà e rispetto possano concepire.
Mercoledi 29 maggio Camporeale, ore 10, gemellaggio didattico per la presentazione dei reperti archeologici conservati al Museo Camporeale.
Inaugurato l’11 marzo 2011, il “Camporeale Museo” è un complesso polifunzionale dedicato all’arte e alla cultura. Fiore all’occhiello del Museo è la pinacoteca dedicata al pittore Anselmo con il suo genere, “la pietrificazione”, unico in Europa. All’interno del Museo, oltre ai dipinti di Anselmo che occupano la sezione dedicata all’arte contemporanea, trovano posto la biblioteca e l’enoteca. E’ prevista anche una sezione archeologica, una etnoantropologica e una dedicata alla memoria del terremoto del 1968. Il Museo è inteso come luogo destinato all’elevazione culturale dei giovani e non solo di essi, aperto a tutte le collaborazioni, come si addice ad un vero luogo di partecipazione. Nelle sue sale deve transitare la vita vera della creatività, la contaminazione tra arte e artigianato, lo studio, il dibattito, il confronto, in modo che tutti possano sentirlo proprio, frequentandolo e valorizzandolo. L’idea è quella di farlo diventare il centro pulsante di tante iniziative, coinvolgendo la fatica del legno, del grano e del vino, in occasioni per inventare il nuovo e il diverso, senza separare lavoro, artigianato, da cultura e creatività.
Roccamena, ore 10, gemellaggio didattico per la presentazione dei reperti archeologici conservati al Museo Civico di Maranfusa.
Il Museo custodisce i reperti provenienti dalla zona archeologica di Monte Maranfusa. Le ricerche archeologiche condotte sul campo hanno evidenziato una fase di occupazione del sito a partire da almeno il IX-VIII secolo a.C., anche se il periodo di massima espansione risale ad età arcaica (VII-VI secolo a.C.), quando ebbero inizio i rapporti con le città coloniali della costa. Il centro abitato fu abbandonato agli inizi del V secolo a.C. e solo sporadicamente abitato nei decenni successivi e, forse, in età romano-imperiale. Un ultimo effimero utilizzo delle strutture, ormai semidirute, è documentato dal rifacimento di alcuni muri e dalla costruzione, al di sopra dei livelli di distruzione, di pochi e rozzi ambienti, di cui si conservano labili tracce e che, in qualche caso, si appoggiano alle più regolati murature della fase precedente. Dopo il definitivo abbandono del centro antico, il sito venne rioccupato in modo intensivo soltanto in età normanna, quando il territorio di Calatrasi entrò a far parte nel 1176, per donazione di Guglielmo II, dei territori della Diocesi di Santa Maria Nuova di Monreale. Nel piccolo ma ricco Museo il vasellame esposto è numeroso, sia di tradizione indigena che d’importazione greca o coloniale. Alla trasformazione dei cereali sono legati gli utensili in pietra, mentre l’attività di tessitura è ben attestata dal rinvenimento di numerosi pesi di telaio.
Contessa Entellina, ore 17, Chiesa Santissima Annunziata e San Nicolò (Chiesa Greca), iniziativa per valorizzare la tradizione dell’artigianato delle icone bizantine.
L’icona è una pittura su tavola o su altro materiale raffigurante immagini sacre. La parola icona significa immagine e nasce per testimoniare lo splendore di Dio fatto uomo. E’ difficile dire quando siano sorte. Una tradizione diffusa attribuisce le prime a San Luca, che ne avrebbe dipinto almeno tre tipi, dell’ancor vivente Madre di Dio: una Madonna Odigitria, col bimbo seduto sul suo braccio sinistro, mentre l’altro braccio lo indica a tutti come la Via; una Madonna della Tenerezza, in cui i volti della Madre e del Figlio Dio e fanciullo, sono accostati in una dolce espressione di reciproco affetto; infine una senza Gesù, in cui la Vergine è in atteggiamento di preghiera, forse come nella Deesis (intercessione). L’icona quindi non è una semplice rappresentazione pittorica, bensì un luogo privilegiato di presenza del sacro. L’icona è un “sacramentale partecipe della sostanza divina” ovvero è il luogo in cui Dio è presente e si può incontrare. Nel Concilio di Efeso l’icona è definita “tempio”, cioè un luogo in cui chi è raffigurato è anche misteriosamente presente.
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