19.03.2013 – Bocciatura della rimodulazione del POFESR 2007/2013. Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, scrive al presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta
- data Marzo 19, 2013
- autore ufficiostampa
- In COMUNICATI STAMPA
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Signor Presidente,
piuttosto che polemizzare con la Comunità Europea che ha bocciato la rimodulazione del POFESRS 2007/2013, come è avvenuto il mese scorso, varrebbe la pena di cogliere l’occasione per ripensare completamente il modello di sviluppo della nostra Regione. La bocciatura è infatti dovuta all’incompatibilità dell’impostazione del piano presentato con la filosofia che ormai da qualche anno si è affermata a livello continentale: un’idea che mette al centro delle misure per lo sviluppo la qualità ambientale dei territori e che in questi anni ha cercato di spostare l’asse dei finanziamenti europei verso l’affermazione di una nuova economia green.
L’idea che la Sicilia potesse uscire dalla sua arretratezza con la realizzazione di grandi infrastrutture e poli industriali ha caratterizzato gli ultimi cinquant’anni della nostra storia, e ha indiscutibilmente fallito l’obiettivo. L’emancipazione dovuta all’industrializzazione è rimasta un “sogno” che ha prodotto molti più problemi che occasioni di sviluppo e gli enormi flussi finanziari per le “grandi opere pubbliche”, al di là dall’aver favorito negli anni le organizzazioni malavitose e il proliferare della corruzione, non hanno certamente fatto uscire la Sicilia dall’arretratezza socio-economica che ancora oggi produce un differenziale significativo con le altre grandi regioni italiane.
Non vogliamo con ciò affermare che le infrastrutture non siano fondamentali, ma siamo convinti che debbano essere parte di un progetto complessivo nell’ambito del quale non possono che avere un ruolo strumentale. Per spiegarci meglio, proviamo a riflettere su tre questioni centrali per la Sicilia:
• nel mondo del futuro sarà più importante riempire capillarmente il territorio di strade e autostrade o piuttosto di infrastrutture digitali per la diffusione delle nuove tecnologie che consentano di comunicare (e quindi lavorare) con l’intero pianeta in tempo reale da qualunque posizione, anche la più marginale? Appare paradossale che sia siciliana la società che sta realizzando la rete WiMax (l’ultima e più potente evoluzione della connessione senza fili) nell’ambito della ricostruzione post bellica in IRAQ, mentre in Sicilia si ritiene ancora fondamentale investire oltre 400 milioni di euro per collegare Mistretta a Nicosia.
• la produzione di energia da fonte rinnovabile dovrà continuare a essere trattata come un semplice impegno sul piano internazionale per il quale raggiungere obiettivi minimi o, al contrario, come una vera rivoluzione che potrà dare centralità alla Regione più ricca delle risorse primarie, sole e vento, in Europa? Nonostante questo indubbio vantaggio siamo infatti molto indietro rispetto ad altre Regioni europee, e lo sviluppo di una vera filiera industriale è stata colpevolmente ostacolata al punto che le poche realtà manifatturiere che erano nate alla metà degli anni duemila, piuttosto che crescere e moltiplicarsi, stanno chiudendo o stanno delocalizzando i propri investimenti.
• secondo i dati sulle presenze, l’offerta turistica leader nel mondo è quella della Francia e in Italia le Regioni più competitive sono Toscana e Umbria. Si tratta di territori che hanno puntato con decisione su un’offerta turistica sostenibile che integra beni culturali, qualità ambiente e tutela/valorizzazione del paesaggio. Questa semplice quanto oggettiva osservazione rende palese come il turismo sostenibile sia oggi l’opzione maggiormente premiante anche in termini economici.
Con riferimento a queste tre questioni, elencate a titolo puramente esemplificativo, ma anche guardando a tutti gli altri settori strategici per la Sicilia, è necessario costruire un ordine di priorità, soprattutto in un momento di scarse risorse come quello che stiamo vivendo.
Il tema dello sviluppo ci mette tutti davanti a una alternativa tra due approcci antitetici nella destinazione degli investimenti: quello imposto dalle politiche europee in cui la sostenibilità è sempre più considerata la precondizione per la crescita economica e quello più vecchio (ma evidentemente più rassicurante per le nostre classi dirigenti) fatto prevalentemente di investimenti nel ciclo del cemento che, nella maggior parte dei casi, essendo avulsi da una qualunque forma di programmazione, prescindono dalla loro reale utilità.
Fino ad oggi si è affermato questo secondo approccio e i risultati sono plasticamente rappresentati dalla scarsissima capacità di spesa e dalla totale inefficacia delle poche risorse utilizzate negli ultimi anni. In sintesi, siamo riusciti a produrre gravi danni all’ambiente a fronte di uno sviluppo inesistente.
Signor Presidente, Le chiediamo di riflettere seriamente sulla possibilità d’invertire questo andazzo per evitare di ripercorrere le strade dei governi che hanno preceduto il suo.
Colga la ghiotta occasione che le viene offerta dalla bocciatura del piano e cerchi di declinare la sua foga “rivoluzionaria” nella costruzione di un modello di sviluppo per la Sicilia in totale discontinuità con un passato caratterizzato dai continui fallimenti.
Mimmo Fontana
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