30.01.2013 – Spiaggiamento di idrocarburi alle Egadi. Una tonnellata di catrame raccolta a Favignana dalle squadre di Legambiente. Proseguono le operazioni
- data Gennaio 30, 2013
- autore ufficiostampa
- In Protezione civile
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Un lavoro da certosini, o quasi, tutto manuale con raschietti e palette per non danneggiare il delicato ecosistema costiero, metro per metro. A Favignana, i volontari di Legambiente protezione civile impegnati nella pulizia della costa nord-ovest dell’isola contaminata da sversamenti di idrocarburi hanno rimosso oltre una tonnellata di catrame in una settimana di lavoro. Vento forte e mareggiate permettendo.
“E’ un catrame molto solido – racconta Francesca Ottaviani, coordinatrice delle squadre di Legambiente protezione civile – spiaggiato a macchia di leopardo su 5 chilometri di costa, quasi tutta a scogliera e molto frammentata. Su ampi tratti è arrivato a schizzi mentre il grosso degli accumuli è a riva e nelle pozze di scogliera. Le mareggiate hanno chiaramente ritardato il ritmo delle operazioni, che vanno condotte in maniera molto attenta e precisa per limitare il più possibile il danno e l’invasività dell’intervento”.
Ancora molto lavoro da fare, dunque, nonostante i buoni risultati già raggiunti dalla squadra di Legambiente, anche con la collaborazione del gruppo locale dell’Associazione vigili del fuoco in congedo. Nell’area marina protetta delle Isole Egadi proseguono le azioni di pulizia lungo il tratto di costa interessato. Dopo la rimozione manuale di tutti i grossi accumuli di catrame, sarà valutata la procedura più idonea per una seconda fase più minuziosa di rimozione di ulteriori residui.
“Lo sversamento più o meno accidentale di idrocarburi sulle nostre coste – dichiara Linda Guarino, presidente del circolo Legambiente Egadi – avviene purtroppo con una certa frequenza, mettendo in serio pericolo il delicato ambiente costiero del nostro arcipelago. Sono, però, tutte le aree marine protette e l’intero Mediterraneo a correre questo rischio. Per questo motivo ritengo che siano urgenti tanto strumenti più adeguati di prevenzione e repressione, quanto politiche energetiche che si rivolgano a modelli di sviluppo sostenibile, dove le ragioni economiche trovino un punto di equilibrio con le ragioni etiche”.
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