08.11.2012 – SOS Heritage. La sesta black list
- data Novembre 20, 2012
- autore ufficiostampa
- In Beni culturali
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Riparte la campagna di sensibilizzazione SOS Heritage, la bella Sicilia che sta scomparendo, che vede protagonisti i cittadini con le loro indicazioni. Le segnalazioni pervenute sono ormai tantissime e, purtroppo, sono praticamente inesistenti le cancellazioni dalla black list.
Per segnalare i monumenti basta scattare una foto al bene ed inviarlo, con un breve testo di 8 righe, all’indirizzo salvalartesicilia@libero.it. Le foto saranno, quindi, pubblicate sul sito www.salvalartesicilia.it, dove si trova l’elenco completo.
Nell’ambito della campagna, sabato prossimo 10 novembre a Palermo, è stato organizzato un sit-in “SOS Stand Florio”, in via Messina Marine subito dopo il deposito di Sant’Erasmo, per sollecitare il suo recupero dal degrado e dall’abbandono. L’appuntamento è alle ore 10.30.
Ringraziamo il Nucleo tutela del patrimonio artistico di Palermo che, visto il forte degrado del bene, lo ha posto sotto sequestro e la fondazione Salvare Palermo che sarà presente al sit-in con i soci Rosanna Piraino e Andrea Ardizzone.
Alla manifestazione è stata invitata anche la Sovrintendenza ai Beni culturali di Palermo.
Sesta black list
46. Porta Nuova (Palermo)
Nel 1460 viene aperto a nord del Palazzo Reale un varco denominato Porta dell’Aquila, ma la costruzione della vera porta si deve al viceré Marcantonio Colonna intorno al 1583, per celebrare la vittoriosa battaglia di Carlo V contro i Turchi del 1535.
Nel 1667 viene distrutta dall’esplosione del deposito di polvere da sparo in essa ospitato; nel 1669 Gaspare Guercio provvede alla sua ricostruzione secondo la struttura che ancora oggi conosciamo.
La mancata manutenzione e le forti vibrazioni causate dall’intenso traffico che continuamente l’attraversa, stanno seriamente mettendo in pericolo la sua staticità. Recentemente ci sono stati alcuni cedimenti del frontone e si riscontrano numerose lesioni.
47. Villino Favaloro (Palermo)
Progettato da G.B. Filippo Basile nel 1889, fu ampliato con l’aggiunta della splendida torretta angolare da E. Basile nel 1914. L’eleganza dei motivi decorativi, sganciati dagli stilemi triti dello storicismo ottocentesco, creano in quest’opera un’atmosfera preraffaellita di notevole raffinatezza, che ne fanno uno dei nostri gioielli liberty tra i più preziosi.
Oggi l’elegante soffitto decorato a stucchi cade a pezzi e i calcinacci si accumulano sui pregiati pavimenti di mattonelle a mosaico. Le pareti sono rigonfie di umidità e gli affreschi esterni sono irrimediabilmente macchiati dalle infiltrazioni. Tutto intorno regna l’incuria e l’abbandono, voluto dalla Regione che ne è proprietaria e lo tiene chiuso da dieci anni.
48. Chiesa di Santa Maria della Stella (Alcamo)
E’ la prima Chiesa Madre di Alcamo. Ha uno splendido portale di tipo chiaramontano, ma giace abbandonata da tantissimi anni. Le sue origini affondano nel lontano periodo islamico, quando Alcamo era ancora Alqamah. Il Di Blasi scrisse che nel 1221 questa prima costruzione fu ingrandita dalle famiglie da cui discesero i De Ballis, i Comes, Gentilis e Maurici. Nell’affresco di Santa Maria della Stella, oggi nella Chiesa del Rosario, un’iscrizione indica la fondazione della Chiesa a prima del 1130, ma notizie certe di essa si hanno solo a partire dal 1308. E’ stato appurato che coincide grossomodo proprio con l’antico sito del casale arabo Alqamah. Messana. Non è perciò del tutto improbabile che sia stata costruita o ampliata con le pietre dismesse dalla Moschea, dopo la ricristianizzazione dei re Normanni.
49. Castello (Acquedolci, ME)
Sviluppatosi attorno ad una torre del XV secolo, il complesso fortificato nel XVI secolo, su iniziativa della famiglia catalana dei Larcan, si dota di nuove fabbriche necessarie per la conduzione di un arbitrio di zucchero, che produrrà il prezioso succo fino al 1700 circa, periodo in cui la baronia di San Fratello passa alla famiglia Gravina ramo principi di Palagonia.
A questo periodo si deve la trasformazione del trappeto in palazzo baronale dall’inconfondibile facciata barocca caratterizzata da un prezioso coronamento arabescato.
Il complesso nel 1879 è acquisito dalla famiglia Cupane e solo nel 2000 viene incamerato nel patrimonio del Comune di Acquedolci.
Dopo i primi interventi di messa in sicurezza, il complesso monumentale attende da molti anni il finanziamento di un progetto per il recupero funzionale del palazzo baronale, presentato dalla Soprintendenza di Messina all’Assessorato regionale dei Beni culturali.
50. Porta dei Pastai o dei Saccajoli (Agrigento)
Risalente al IX secolo. Nel XVI secolo all’interno venne collocata una edicola sacra dedicata alla Madonna del Porto Salvo e successivamente dedicata a Santa Lucia. La Chiesetta soprastante fu in seguito distrutta per ragioni urbanistiche e per costruirvi negli anni Sessanta uno dei tanti “tolli” e così la Porta rimase seminterrata. Negli ultimi dieci anni è stata abbandonata all’incuria e ormai persino la staticità è a rischio, tanto che il portale può seriamente crollare.
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